20 Maggio 2020 di Andrea Rota Nodari Andrea Rota Nodari
Ci ha colpiti come un’inaspettata tempesta, trasformandoci nelle comparse di un film di fantascienza che avremmo preferito restasse tale. Chiusi in casa per l’emergenza Covid-19, abbiamo sentito le sirene delle ambulanze suonare senza sosta per le strade, mentre sullo schermo del televisore passavano ininterrottamente immagini di ospedali sempre più pieni e di medici e infermieri coi volti segnati dalle mascherine e dai turni infiniti. Proprio per documentare il loro impegno nella lotta contro il virus, la fotografa Martina Santimone – su incarico di AREU, Azienda Regionale Emergenza Urgenza – ha testimoniato con la sua fotocamera l’impegno del personale sanitario in queste drammatiche settimane: dalla chiamata al 112 agli interventi dei mezzi di soccorso a casa dei pazienti, dall’attività nei reparti degli ospedali ai trasferimenti dei pazienti in elicottero e in aereo. Ecco il “dietro le quinte”…

L’incarico

Una soccorritrice volontaria della Croce Verde di Ospitaletto (BS) pronta per un intervento di 118. I soccorritori che vengono a contatto con i pazienti (tutti potenzialmente infetti) devono usare numerosi dispositivi di protezione: tuta, mascherina adeguata, occhiali o visiera, doppi guanti.

Una soccorritrice volontaria della Croce Verde di Ospitaletto (BS) pronta per un intervento di 118. I soccorritori che vengono a contatto con i pazienti (tutti potenzialmente infetti) devono usare numerosi dispositivi di protezione: tuta, mascherina adeguata, occhiali o visiera, doppi guanti.

Il lavoro di Martina è cominciato a metà marzo, in piena emergenza Covid-19, su incarico di AREU. Obiettivo? Il sistema sanitario lombardo (il più colpito dal virus), mostrato attraverso i gesti quotidiani dei suoi protagonisti: medici, infermieri, tecnici, operatori, soccorritori e tutti coloro che stanno dedicando tempo, energie e competenze alla cura dei malati.  L’impegno, la fatica, le capacità tecniche ma anche le emozioni di chi sta combattendo in prima linea, vissute e raccontate entrando nei luoghi cruciali di questa crisi. Racconta la fotografa: «Ho inaugurato il progetto fotografando le centrali operative del Numero verde di Regione Lombardia, del NUE 112 di Milano e la SOREU di Pavia (118). Arrivate le necessarie autorizzazioni, ho passato le successive settimane a seguire  l’impegno dei sanitari nel trasferimento e nella cura dei pazienti Covid. Ambulanze, Pronto Soccorso, reparti di malattie infettive, laboratori di analisi, fino ad arrivare alle terapie intensive». Ovunque, da parte di Martina, c’è stata la massima attenzione alla privacy e alla dignità  delle persone (ha evitato in primis di catturare i volti in maniera riconoscibile), e soprattutto a non ostacolare le operazioni dei sanitari: in questo l’ha aiutata, essendo soccorritrice volontaria, il fatto di conoscere bene le procedure.

I trasferimenti

Un paziente Covid-19 viene trasferito su un barella per biocontenimento dall’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo all’Ospedale di Udine utilizzando un elicottero di AREU, dedicato esclusivamente al trasporto di pazienti infetti.

Ultima settimana di marzo –la situazione era delle peggiori: i reparti di rianimazione e terapia intensiva lombardi erano allo stremo. Quindi, per dare ossigeno agli ospedali e qualche chance di vita in più ai tanti cittadini in gravi condizioni, alcuni pazienti sono stati trasferiti verso altre regioni italiane meno colpite dal virus. Martina ha seguito le operazioni presso l’eliporto dell’0spedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. «Mentre l’équipe sanitaria dell’elicottero di AREU, dedicato esclusivamente al trasporto dei pazienti Covid, era all’interno dell’Ospedale a recuperare il paziente, ho avuto il tempo di studiare il “set” per trovare il punto di ripresa migliore. Subito dopo, tutta l’operazione di trasferimento dall’ambulanza all’elicottero è avvenuta in pochi minuti, al massimo una decina!  Qui l’esperienza nella fotografia di matrimonio ed eventi – spesso altrettanto frenetica – mi è stata davvero di grande aiuto». Anche la Germania si è resa disponibile per accogliere e curare alcuni pazienti Covid. All’aeroporto di Orio al Serio, un vero ospedale volante attendeva le ambulanze: un Airbus A310 che avrebbe poi portato i pazienti in diversi ospedali tedeschi. Qui, un momento particolarmente toccante è stato lo scambio di saluti e ringraziamenti tra le équipe italiane e tedesche, occasione per dedicarsi anche al ritratto “rubato” con il tele 70-200 mm.»

Negli ospedali


La parte più difficile del progetto, ovviamente, è stata quella all’interno degli ospedali: Ospedale Maggiore di Cremona, San Gerardo di Monza e San Paolo di Milano. «Sono stata accolta principalmente da coordinatori o da altro personale sanitario che mi  hanno spiegato com’era strutturato il reparto. Poi ho sempre avuto la fortuna di vedermi concessa piena libertà di muovermi all’interno delle strutture, per cogliere i momenti salienti delle giornate in reparto»  Nonostante Martina sia abituata a vedere e assistere pazienti a volte anche in fin di vita, anche per lei (come per il personale sanitario) una delle sfide è stata quelle di affrontare e vincere le emozioni forti suscitate da situazioni nuove e, come tali, uniche. Ne sono risultate immagini forti, di grande impatto emotivo. D’altra parte, il progetto – oltre che documentaristico – vuole avere anche uno scopo sociale: quello di rendere più consapevoli le persone di quello che sta accadendo e che potrà ancora accadere. «Il potere delle immagini spesso è molto più forte di racconti e parole», dice Martina. «Non c’è nulla come vedere con i propri occhi – o attraverso lo sguardo altrui – per comprendere e interiorizzare situazioni a volte lontane dalla nostra realtà quotidiana o dal nostro immaginario. Creare  empatia con chi si trova a lottare ogni giorno contro il Covid-19 (per lavoro o per scelta volontaria) è molto importante. Immedesimarsi, comprendere gli stati d’animo altrui, mettersi nei panni di chi è in prima linea può aiutare tutti noi ad avere comportamenti più responsabili affinché ogni singola persona possa fare la propria parte in questa emergenza».
a cura di Andrea Rota Nodari

Martina Santimone


«Da sempre mi piace l’arte, in tutte le sue declinazioni. Una passione che mi ha condotta prima a frequentare il liceo artistico e poi a laurearmi in Storia dell’Arte. Dopo l’Università, la passione per i viaggi e uno stage a New York hanno fatto esplodere in me l’interesse per il mondo della fotografia – che già coltivavo da tempo. Un paio d’anni da giornalista pubblicista e altri due da organizzatrice di eventi culturali mi hanno permesso di ampliare la mia formazione, fino a quando ho deciso di dedicarmi completamente alla fotografia. Particolarmente sensibile al mondo del volontariato, sono diverse le Onlus con cui ho collaborato negli anni, tra cui Unicef e Gariwo, la foresta dei Giusti. Ho, inoltre, la fortuna di poter  condividere e fotografare alcuni tra i momenti più felici della vita delle persone: il matrimonio, la gravidanza, la nascita di un figlio».
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