3 Maggio 2021 di Redazione Redazione

La messa a fuoco manuale non sta solo sopravvivendo a un’era di sistemi autofocus sempre più sofisticati. Sta rinascendo! Ma come funziona? Seguici in questa rubrica per scoprirne tutti i segreti!

Messa a fuoco manuale: a volte è indispensabile!

La tecnologia autofocus è sempre più avanzata, grazie a sistemi che offrono punti AF sempre più sensibili e precisi, tempi di acquisizione più rapidi e funzioni di tracking più efficienti. Tuttavia, ci sono ancora situazioni in cui solo la messa a fuoco manuale può trovare spazio.

messa a fuoco manuale

Uno scatto realizzato con la messa a fuoco manuale

Infatti, l’autofocus non è infallibile. Può agganciare la parte sbagliata della scena. Inoltre, può avere difficoltà quando la luce disponibile è insufficiente o quando non c’è contrasto rilevabile tra soggetto e sfondo. In questi casi, l’obiettivo comincia a cercare il fuoco e a muoversi avanti e indietro. Per poi spesso arrendersi…

Anche fotografare attraverso cornici naturali come rami, erba alta o finestre è spesso frustrante. Il sistema, infatti, tende a bloccare il fuoco sugli oggetti più vicini, anziché sulla scena alle loro spalle. I soggetti in movimento, naturalmente, pongono poi una particolare serie di problemi. Soprattutto quando entrano nell’inquadratura in velocità o da un punto imprevisto.

I vantaggi della messa a fuoco manuale

La messa a fuoco manuale può farci uscire da queste trappole. Possiamo correggere le imperfezioni del sistema automatico e impostare la distanza di fuoco nei casi in cui la fotocamera non riesce ad agganciare niente. La messa a fuoco manuale assicura un risultato costante. Una volta impostato il fuoco, la fotocamera non può portarlo da nessun’altra parte.

messa a fuoco manuale

Lo stesso scatto senza la messa a fuoco manuale. In alcuni casi l’autofocus, per quanto efficace, non può ottenere il risultato che vogliamo

Non vuol dire che mettere a fuoco in manuale sia una passeggiata. Se ci abbiamo provato osservando le scena nel pur luminoso mirino ottico di una reflex, sappiamo quanto è difficile valutare il perfetto punto di fuoco. Soprattutto con un grandangolo, con cui quasi tutto appare nitido. Per fortuna, non siamo lasciati del tutto soli. Il sensore di fuoco della fotocamera continua a operare e l’indicatore nel mirino si accende quando l’oggetto coperto dal punto o dai punti AF attivi è a fuoco. È comunque necessario controllare il risultato e verificare di aver messo a fuoco correttamente, ed eventualmente correggere l’impostazione e riscattare. Quindi il processo non è precisamente brevissimo.

Live View

Il Live View ha ridefinito l’esperienza della messa a fuoco manuale. Il grande schermo retroilluminato rende più semplice l’operazione quando la luce è scarsa e nel mirino non vedremmo quasi niente. Inoltre, la possibilità di ingrandire un’area dell’inquadratura permette di controllare la nitidezza effettiva dei dettagli prima di scattare.

Usare il Live View, però, presenta anche qualche svantaggio. Oltre all’utilizzo intensivo di energia della batteria, c’è il problema che, senza treppiede, può essere più difficile tenere la fotocamera perfettamente immobile. Così, qualsiasi spostamento in avanti o indietro rischia di alterare la distanza dal punto di fuoco. In piena luce, poi, a volte è difficile anche vedere bene lo schermo.

EVF

Le mirrorless, equipaggiate di mirini elettronici, hanno in gran parte azzerato questi problemi. A differenza del mirino ottico, che porta sullo schermo di messa a fuoco un’immagine riflessa di quello che vede l’obiettivo, un EVF è in sostanza un’anteprima Live View miniaturizzata. Mostra il segnale ricevuto dal sensore. Guardare nel mirino evita sia il problema di vedere poco quando la luce è troppa, sia il rischio di spostare accidentalmente la fotocamera. Ovviamente, se la muoviamo dopo aver impostato la distanza di fuoco, la possibilità di ottenere risultati morbidi rimane invariata.

Un EVF offre gli stessi vantaggi dello schermo Live View principale. Permette di ingrandire una porzione dell’immagine e di sfruttare la funzione di focus peaking, che evidenzia le aree nitide dell’immagine. In pratica, non dobbiamo staccare gli occhi dalla scena quando mettiamo a fuoco. Con un EVF abbiamo anche una visione migliore della profondità di campo (il mirino ottico può diventare più scuro quando attiviamo la funzione di anteprima). Così possiamo capire quali parti dell’immagine rimarranno accettabilmente nitide al di là del piano di fuoco.

Le ottiche manuali

Questo cambio di passo nell’effettiva fruibilità e praticità della messa a fuoco manuale ha portato alla rinascita di ottiche solo manuali, soprattutto macro e focali fisse luminose. Queste sfruttano al massimo i vantaggi dell’ingrandimento dei dettagli in Live View. Il settore ha dato vita a tutta una nicchia di produzione di slitte per la regolazione minuta del fuoco, dispositivi di scorrimento per effetti cinematografici, binari macro e guide motorizzate per il timelapse, ideali per esplorare il potenziale creativo della messa a fuoco manuale.

Scegliere un’ottica a fuoco solo manuale sembra strano, visto che un obiettivo autofocus può essere messo a fuoco anche in manuale. Il fatto è che molti modelli AF hanno una corsa molto breve dell’anello di fuoco. Un minimo spostamento fa un’enorme differenza. È una soluzione che velocizza la messa a fuoco, ma che allo stesso tempo complica le regolazioni più precise. Per questo, alcuni obiettivi AF cominciano ad avere anelli più ampi e corse più lunghe, che permettono di mettere a fuoco in manuale con più soddisfazione.

C'è 1 commento

  • Attorno al 1980/90 sulle Asaki Pentax era montato un sistema di messa a fuoco manuale, semplice ed estremamente preciso. La immagine nel mirino veniva divisa a metà e si otteneva il fuoco agendo sulla ghiera e facendo combaciare la immagine prima sezionata. Esiste ancora quel sistema? Come si chiama?

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