7 Settembre 2021 di Redazione Redazione

Anche la prospettiva, oltre alla lunghezza focale, ha un ruolo fondamentale nel determinare la porzione di scena che è possibile includere in un’inquadratura. Ecco tutto quello che devi sapere per gestire al meglio questo aspetto della tua fotografia.

Lunghezza focale e prospettiva

La lunghezza focale e il suo rapporto con le dimensioni del sensore determinino l’angolo di campo, ossia la porzione di scena o soggetto che è possibile includere in un’inquadratura.

L’angolo di campo non è una misura della distanza fisica catturata linearmente, ma di quella angolare, espressa in gradi. Un grandangolo, come ben chiarito dal nome, ha un angolo di campo molto ampio. Al contrario, le focali più lunghe producono angoli progressivamente più ristretti. Quando usiamo uno zoom, basta estendere o accorciare la lunghezza focale per cambiare l’angolo di campo.

C’è però un altro modo per variare la quantità di scena che registriamo in un’immagine: spostarci e cambiare punto di vista. Avvicinarci o allontanarci dal soggetto può avere un grandissimo impatto sull’aspetto dello scatto. E i cambiamenti sono molto più importanti di quelli che otterremmo restando fermi nello stesso punto e limitandoci a zoomare.

Per rendercene conto, proviamo a scattare due foto dello stesso soggetto, prima con una focale corta e poi con una più lunga, ma spostandoci in modo da mantenere il soggetto delle stesse dimensioni nell’inquadratura. I risultati saranno molto diversi. È l’effetto del cambio di prospettiva!

In pratica

prospettiva

Angolo di campo. Un obiettivo full-frame con lunghezza focale inferiore a 50 mm (o l’equivalente su fotocamera con sensore APS-C) ha un angolo di campo più ampio – è detto grandangolare. Il soggetto e lo sfondo. In questo caso sono alla stessa distanza in entrambi gli scatti.

Teleobiettivo. Più è lunga la focale e più dobbiamo allontanarci dal soggetto. L’angolo di campo progressivamente più stretto cattura una sezione sempre più piccola dello sfondo.

Grandangolo. Per registrare il soggetto della stessa misura, dobbiamo andare molto più vicini. Anche se il soggetto è più o meno grande uguale, la porzione di sfondo inclusa è molto più grande. È una soluzione ideale per rendere il contesto e catturare i dintorni del soggetto di un ritratto ambientale. Poiché i dettagli dello sfondo sono più piccoli, sembrano anche più lontani.

La posizione di ripresa è la chiave

Come conseguenza di quanto detto sopra, è chiaro come sia possibile comprimere la prospettiva anche senza un teleobiettivo, semplicemente ritagliando un’immagine realizzata con una focale più corta dalla stessa distanza a cui ci saremmo messi con il tele.

prospettiva

Nell’esempio qui sopra, il ritaglio di uno scatto grandangolare ha la stessa prospettiva dell’immagine catturata con il tele dallo stesso punto di vista. Ci sono differenze nella profondità di campo e il ritaglio importante ha ridotto la risoluzione, ma il risultato prospettico è quasi uguale. La prospettiva dipende da dove ci troviamo, non dall’obiettivo!

Cambiare prospettiva!

Quando parliamo di prospettiva in fotografia, ci riferiamo alla relazione spaziale tra gli oggetti. Cambiare la lunghezza focale non cambia la prospettiva. Passare da una focale corta a una lunga fa solo sì che gli oggetti diventino più grandi nell’inquadratura. Cambiare la posizione di scatto, invece, cambia proprio la prospettiva. Se vogliamo che un oggetto riempia un’inquadratura più ampia, dobbiamo andargli vicino. Questo crea una distorsione grandangolare, in cui gli elementi più vicini alla fotocamera appaiono molto più grandi di quelli in distanza.

Può aiutare a enfatizzare il senso di profondità di una scena e attirare l’attenzione su un soggetto vicino, ma non dona particolarmente ai lineamenti delle persone, a meno che non puntiamo a un effetto caricaturale e a un nasone sproporzionato rispetto al resto del viso.

Se passiamo a una focale più lunga e vogliamo mantenere la persona delle stesse dimensioni nell’inquadratura, dobbiamo allontanarci. In questo caso, l’angolo di campo più ristretto rende più facile isolare il soggetto dai dintorni. L’immagine include un’area molto più piccola dello sfondo e, di conseguenza, sembra ingrandita e ripresa da molto più vicino di quanto sia in realtà. Questa è la compressione dei piani. È un modo efficace per far sembrare molto più fitti e vicini gli elementi di una scena, per esempio. Possiamo sfruttarla anche per dare un impatto più professionale ai nostri ritratti, stringendo un soggetto molto nitido tra un primo piano e uno sfondo sfocati e dandogli così molto più impatto.

Estrema o naturale?

Ci sono settori di cui i teleobiettivi sono quasi sinonimo, come la fotografia sportiva e naturalistica, semplicemente perché è impossibile arrivare abbastanza vicini ai soggetti da usare una focale più corta. Usare una lunga focale, però, è anche un modo di aprirci opzioni creative in ogni altro genere fotografico. Ovviamente, le prospettive estreme rese possibili dalle focali molto corte o molto lunghe attirano l’attenzione di per se stesse ed è possibile che alla fine l’immagine parli più del suo aspetto che del soggetto. Non è un male, ma è una caratterizzazione di cui tenere conto.

Quando vogliamo un aspetto naturale, possiamo ricorrere alle lunghezze focali nella fascia 40-50 mm su full-frame (e alle loro equivalenti su APS-C), che restituiscono una visuale molto prossima a quella dell’occhio nudo. Non obbligano ad andare troppo vicini o troppo lontani dal soggetto per renderlo abbastanza grande nell’inquadratura e la loro prospettiva introduce quindi distorsioni minime. Queste lunghezze standard diventano sostanzialmente “invisibili” nelle immagini e permettono all’osservatore di concentrarsi sul soggetto senza subire la distrazione degli effetti ottici introdotti dalle focali lunghe o corte.

 

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