Il motivo più convincente per passare a RAW è la maggiore estensione della gamma dinamica (la scala dei toni di un’immagine, dai più chiari ai più scuri). Nelle scene ad alto contrasto, come per esempio un tramonto sul mare, la differenza tra i due estremi può essere enorme. I file JPEG hanno una gamma dinamica più contenuta e quindi possono accogliere meno dettagli alle due estremità della scala tonale. Ci sono situazioni in cui questi dettagli extra diventano necessari, magari per correggere un errore di esposizione, e i JPEG non riescono a venirci in aiuto. Il secondo motivo per scegliere il RAW è il maggior numero di informazioni sul colore, che introduce la possibilità di cambiare il bilanciamento del bianco dopo lo scatto. Non dobbiamo più perdere tempo a perfezionarlo in-camera: possiamo pensarci dopo. Entrambi questi fattori sono importanti quando dobbiamo scattare in fretta: non dover pensare troppo a esposizione e bilanciamento del bianco può farci risparmiare attimi preziosi. Il RAW è una rete di sicurezza: ci assicura sia più libertà allo scatto sia più margine per correggere gli errori in post-produzione.
6#Esportiamo gli scatti
- Salviamo come JPEG. I JPEG a 8 bit hanno circa 16,7 milioni di colori, mentre l’occhio ne percepisce 7-10 milioni (e gli schermi sono quasi tutti a 8 bit). Il JPEG è quindi ottimo per il salvataggio finale, anche per le piccole dimensioni, perfette per la condivisione online.
- Salviamo come TIFF.Il TIFF è una scelta migliore per la stampa (se la nostra stampante lo accetta), perché è un formato lossless a 16 bit che non
si degrada a causa delle ripetute compressioni. I TIFF sono più grandi dei JPEG, ma assicurano qualità superiore.
- Impostiamo la risoluzione. In questa fase possiamo definire la risoluzione dell’immagine, soprattutto se è destinata alla stampa. La risoluzione standard è 300 ppi: per una stampa 20×25, corrisponde a 3.000×2.400 px.
- Applichiamo l’ultimo sharpening. Ora possiamo applicare uno sharpening su misura per le dimensioni e la destinazione del file. In ACR, l’opzione Nitidezza output è nelle Opzioni di salvataggio, in Lightroom nel box Esporta un file (File>Esporta).
Compressione JPEG. Quanto incide davvero?
Sviluppato dal Joint Photographic Expert Group, il JPEG utilizza un algoritmo di compressione “a perdere”. Ogni volta che un file JPEG viene aperto, i dati vengono decompressi. Lo chiudiamo, salviamo e vengono compressi. È uno dei motivi per cui i JPEG sono così piccoli, ma a lungo termine può anche avere brutti effetti collaterali…
- Salvato una volta. In questo esperimento abbiamo aperto e salvato un JPEG in Photoshop, con l’impostazione di qualità più alta. Il salvataggio degrada il file, ma finché si tratta di una o due volte, i cambiamenti non si notano…
- Salvato dieci volte. Aperto, salvato e chiuso per dieci volte, il nostro JPEG comincia a mostrare qualche crepa. Nel cielo iniziano ad apparire fenomeni di banding e in generale la perdita di qualità si fa evidente.
- Salvato cinquanta volte. Dopo cinquanta salvataggi, la qualità di immagine è irreparabilmente compromessa. Certo, è raro aprire e salvare un JPEG così tante volte, ma la perdita di qualità è esponenziale.
- Salvato cento volte. Al centesimo salvataggio, il cielo è devastato dalla posterizzazione, mentre i dettagli minuti, come le scritte, sono meno degradati, per via del tipo di compressione JPEG.
Se hai perso gli appuntamenti precedenti con la nostra rubrica, recuperali qui:
Tutta la forza del RAW. 1#I paesaggi
Tutta la forza del RAW. 2#Perché è meglio scattare in RAW?
Tutta la forza del RAW. 3#Correggere le immagini in RAW
Tutta la forza del RAW. 4#Conversione tramite Adobe Camera
Tutta la forza del RAW. 5#Elaborazione