23 Ottobre 2019 di Vanessa Avatar

Fondato a San Francisco nel 1952, il trimestrale segna uno dei punti più alti della riflessione sulla fotografia come forma d’arte, differenziandosi dalle altre pubblicazioni per i suoi numeri monotematici che negli anni hanno formato una vera e propria enciclopedia della fotografia, oggi digitalizzata e consultabile online.
Una redazione d’eccezione composta da una comunità di fotografi (Minor White, Barbara Morgan, Dorothea Lange, Ansel Adams),  da curatori e critici (Nancy e Beaumont Newhall), con la benedizione di Edward Weston e l’impegnativo riferimento a Camera Work di Alfred Stieglitz, animava le pagine di questo prezioso progetto editoriale.  Un senso quasi religioso ha plasmato la nascita della rivista attorno alla carismatica e complessa figura del mistico e poeta Minor White, direttore e redattore capo (a titolo gratuito), fortemente influenzato dalle filosofie orientali, dal buddismo Zen, dalla lezione filosofica di Gurdjieff e da un ecologismo ante litteram – White era laureato in botanica e letteratura inglese –. Indifferente a compromessi qualitativi e commerciali, che ne hanno messo a dura prova la sopravvivenza, la rivista ha rischiato più volte la chiusura, salvata ogni volta da generosi sostenitori, campagne di sottoscrizione – negli anni Cinquanta un previdente e fortunato abbonato poteva acquistare un portfolio con 12 foto di Weston per 100 dollari e un’opera di Adams (Full Moonrise over Hernandez) per 6 dollari più le tasse –, aiuti e sostegni da fondazioni e istituzioni culturali come il Philadelphia Museum of Art, il MOMA e il MIT di Boston.

Aperture è oggi una  fondazione non-for-profit

Aperture è oggi una  fondazione non-for-profit che pubblica la rivista trimestrale, una ventina di fotolibri all’anno, stampe e portfolio realizzati in serie limitata dall’Aperture Photogravure Workshop, dieci mostre nella galleria di Chelsea, al 547W della 27th street di New York, sette mostre itineranti, due PhotoBook Review dedicate ai fotolibri per cui Aperture organizza un Photobook Awards a Paris Photo, workshops, incontri, booksigning e un Aperture Portfolio Prize per giovani fotografi. La rivista promuove letture con poeti e scrittori, Aperture Party, galà e vendite all’asta per autofinanziarsi. L’attività editoriale è sempre stata molto importante e di altissimo livello, attenta agli aspetti più innovativi della fotografia mondiale: dai nuovi fotografi giapponesi al catalogo della mostra di Diane Arbus al MOMA (1972), che nessun editore voleva pubblicare e che stampato in 2.500 copie ha raggiunto con le successive ristampe le 500.000 copie, oltre a fotografi ancora poco conosciuti come Josef Sudek con Poete of Prague (1990) e giovani rivelazioni come Nan Goldin con la sua The Ballad of Sexual Dependency (1986). Per la riedizione del leggendario Mexican Portfolio di Paul Strand, il direttore Hoffman scovò a Brooklyn un anziano litografo che stampava ancora in raffinata hand pulled gravure (fototipia); il portfolio venne così pubblicato nel 1968 con la piena approvazione dell’autore. I diritti sul patrimonio dell’archivio di Strand, confidati ad Aperture, diedero poi la possibilità di ristampare il catalogo dei suoi fotolibri a partire da La France de Profil e Portrait of an Italian Village (Un Paese). Il numero Summer 2019 è a cura di Tilda Swinton, su Orlando, il romanzo del 1928 di Virginia Wolf, e affronta il tema del gender e dell’androgino da parte di scrittori e fotografi. Questa sensibilità verso tematiche contemporanee e sviscerate in modo multidisciplinare con tutte le contaminazioni che possono arricchire è sempre presente ed è alla base di tutti i temi affrontati, da quelli storici e tecnici a quelli letterari, poetici, critici e filosofici. Non a caso il doppio numero commemorativo uscito nel 2002 dal titolto Photography Past/Forward: Aperture at 50. A celebration of genius in Photography, in esergo al capitolo The Indispensable Art: Survival si citano i Quattro Quartetti di Eliot.
Testi di Vittorio Scanferla

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