14 Novembre 2019 di Vanessa Avatar

Il fotografo Siân Davey è stato insignito del premio Wellcome Photography Prize e trascorrerà i prossimi mesi producendo un nuovo corpus di opere, Testament, che intende esplorare il rapporto tra povertà e salute mentale. “La mia speranza è di mettere in contatto le persone, nel loro cuore”, afferma Siân Davey.
“Come può, un essere umano, essere povero e lottare, allo stesso tempo con la propria salute mentale? Come lo gestiamo?” Chiede Davey, il cui lavoro cercherà di affrontare questi quesiti esaminando l’esperienza emotiva delle persone ritratte nei suoi scatti. “La vendita delle case popolari, la vendita di alloggi sociali e il boom dei prezzi degli immobili sono tutti segnali del fatto che le persone vivono nella paura.  Nella costante incertezza e timore di perdere la casa. Tengo la casa o ci compro da mangiare per il fine settimana?Si tratta di conversazioni che si svolgono in continuazione” afferma Davey.  E secondo il fotografo la precarie condizioni di salute, le precarie condizioni di salute mentale soprattutto sono una risposta naturale a queste paure. La sua ricerca lo ha portato a passare un tempo significativo,  a costruire relazioni con i suoi soggetti, a conoscerli personalmente e a comprendere i problemi che affrontano a livello emotivo. “Devono essere davvero in grado di fidarsi di me”, spiega. “Devo lavorare con loro fino a quando la fotocamera diventa un qualcosa di innato, un elemento che non turba le loro vite”.  Questo rapporto si basa sui suoi 15 anni di esperienza lavorativa come psicoterapeuta e sulla capacità di stabilire un’intimità compassionevole in un arco di tempo relativamente breve.  Davey non solo ha sulle spalle una decennale esperienza come psicoterapeuta ma altresì è in grado di creare un legame inscindibile con i protagonisti degli scatti a causa, o grazie, al suo passato di senzatetto. “Sarà sempre un aspetto di me”, spiega Davey “Motivo per cui sono molto interessato alle questioni sociali. È molto difficile guardare il mondo così com’è e non agire su di esso”. Il fotografo ha vissuto un’esperienza di emarginazione sociale che ha avuto un profondo impatto emotivo, che si è manifestato come stress post-traumatico. “Il nostro passato fa parte di noi e il senso di ingiustizia che che ho vissuto da bambino ora è proprio accanto a me da adulto”, dice.
Questa storia parla di responsabilità sociale “Se non ci prendiamo cura delle persone, queste si sentiranno inevitabilmente indifferenti, invisibili. Questa erosione, in una società che si sente sempre più divisa, è uno dei fattori che determinano problemi di salute mentale ed è qualcosa di cui ogni spettatore può iniziare ad assumersi la responsabilità.
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