Sul numero di maggio giugno de IL FOTOGRAFO vi avevamo proposto un Esercizio a tema intitolato “Finzione”. Tra gli scatti arrivati in Redazione abbiamo selezionato quelli di Sara Cescutti, Sandro Brunetti e Sergio Briccarello, che trovate pubblicati anche su IL FOTOGRAFO 338.
Esercizio a tema “Finzione”: gli autori selezionati
Sandro Brunetti
Tra finzione e realtà, non ci sono dubbi, il mondo del fashion sceglie sempre la prima. Per questo, Sandro Brunetti dedica la sua proposta a tema del mese alla moda e ad alcune sue sfaccettature.
Fotografa la vetrina di un negozio che espone al vivo l’immagine seducente di una campagna pubblicitaria. Qui, il volto di una giovane donna riempie l’intera inquadratura, in bianco e nero, dando voce all’espressione della modella, senza concedere distrazioni cromatiche o compositive a chi l’osserva.

Nella seconda fotografia, invece, l’autore misura il suo sguardo con la creatività del fotografo di moda, che mette insieme seduzione e vivacità, simmetria e colore dei soggetti che ritrae. L’esito è un dittico dal valore estetico e formale.

Sergio Briccarello
In un dittico dal sapore vintage, l’autore accosta due immagini composte con equilibrio e inventiva. Si tratta di due fotografie che Sergio Briccarello mette a punto nei minimi dettagli per allestirne la messa in scena. Nel primo caso (foto in alto), riprende in soggettiva le mani di un uomo che premono con vigore sui tasti di una vecchia macchina da scrivere. Grazie ai tempi lunghi di esposizione, questa immagine lascia intravedere il movimento delle mani, in trasparenza, sulle piccole lettere bianche.
Nel secondo caso, dispone degli oggetti in perfetta simmetria tra loro. Il risultato è uno still life elegante che spicca sul fondale nero di uno studio fotografico.

In entrambe le immagini la finzione gioca un ruolo essenziale nella rappresentazione artistica di oggetti e atmosfere.
Esercizio a tema: Sara Cescutti
Il gioco del travestimento è al centro dell’ispirazione di Sara Cescutti che in queste due immagini usa il proprio corpo come la tela bianca su cui esprimere emozioni e stati d’animo personali. Passando da un bianco e nero altamente contrastato alla vivacità dei colori primari, l’autrice si ritrae prima nelle vesti di un mimo con una grande bocca al posto degli occhi, poi, nelle vesti dell’artista messicana Frida Kahlo.

In quest’ultimo caso, assumere le sembianze di un personaggio noto, anticonformista, che con la sua arte si opponeva agli stereotipi sociali della figura femminile, rappresenta una scelta consapevole. L’autoritratto è il genere preferito dell’autrice perché le permetteva di comunicare in forma diretta, attraverso codici visivi conosciuti e universalmente condivisi.
