Nel suo portfolio, Lorenzo Barbieri ritrae gli “Spiriti” che hanno animato la sfera artistica e culturale del Paese negli anni ’60 e ’70.

2 Luglio 2022 di Redazione Redazione

Vi presentiamo oggi il portfolio di Lorenzo Barbieri dal titolo Spiriti del tempo. Gli scatti sono stati selezionati tra quelli condivisi dalla nostra Community di fotografi e pubblicati anche sul n. 336 de IL FOTOGRAFO.

Il portfolio di Lorenzo Barbieri

Racconta l’autore: «Tutto è iniziato qualche anno fa. Il progetto Un Vecchio Paese è un viaggio attraverso l’Italia e la sua numerosa quanto simbolica popolazione anziana. Quando mi sono trasferito a Milano, ho avuto l’occasione di passare più tempo con i miei nonni, di osservarli e di apprezzarli come mai prima».

«Vedevo la bellezza sui loro volti segnati dal tempo, la saggezza nei loro occhi e ne ero affascinato. Presto ho sentito il desiderio di approfondire il tema, decidendo di rivolgere lo sguardo ai personaggi di quella generazione che hanno animato la sfera artistica e culturale del Paese».

«Volevo immortalare chi ha contribuito alla ricchezza creativa del secondo Novecento e influenzato la scena contemporanea. Provo un senso di nostalgia quando penso a come saranno stati speciali quegli anni in cui si incontravano agli eventi culturali e si scambiavano idee, formando collettivi e le amicizie di una vita – io non ero ancora nato».

«Ancora oggi, le loro vite sono diverse da quelle dei loro coetanei: la creatività li ha mantenuti giovani. Questa giovinezza si vede ancora nei loro occhi, nello sguardo di chi ha avuto il coraggio di riversare la propria anima nel proprio lavoro. Molti di loro da bambini hanno vissuto i tempi duri della guerra e poi il conformismo degli anni successivi e forse sognavano una vita libera dagli schemi imposti dalla famiglia e dalla società. E hanno avuto il coraggio di perseguirla».

Il commento della Redazione

La sequenza di ritratti che Lorenzo Barbieri dedica agli artisti italiani è lo spaccato di un’epoca che si riconosce nella creatività delle avanguardie degli anni Sessanta e Settanta. Alberto Casiraghi, noto anche con il cognome Casiraghy, editore, aforista e illustratore italiano. Ancora Grazia Varisco, Lorenzo Vitalone, Diego Esposito, pittore teramano, Maria Mulas, fotografa che si ispira al mondo del teatro e al tema del ritratto. Franco Piavoli, regista e autori di lungometraggi in cui ama registrare immagini e suoni ambientali, e Silvana La Spina, nota scrittrice padovana.

Sono solo alcuni degli artisti ritratti in posa, mentre guardano in camera, e stabiliscono una relazione molto forte con l’autore. Quest’ultimo, dietro alla fotocamera, sembra eclissarsi per dare spazio all’espressività dei corpi e degli sguardi.

L’approccio adottato da Lorenzo Barbieri ricorda la nota serie fotografica con cui Ugo Mulas ha fotografato grandi autori dell’arte internazionale, da Andy Warhol a Giorgio De Chirico, da Karen Blixen a Bertolt Brecht. Sulla sua pratica di ritrattista, il fotografo milanese scriveva: “Quando si fa il ritratto a una persona, si può assumere un’infinità di atteggiamenti verso questa persona e farle assumere un’infinità di atteggiamenti verso chi la fotografa”.

Non c’è ritratto più ritratto di quello dove la persona si mette lì, in posa, consapevole della macchina, e non fa altro che posare. Solitamente, quando si dice che si vuole essere naturali, non s’intende naturali verso se stessi, ma naturali verso la macchina, cioè verso il fotografo, come per ingannarli. Invece, fotografare qualcuno mentre fa qualcosa è registrare un fatto, quindi è fare cronaca”.

Le parole di Ugo Mulas descrivono perfettamente ciò che accade sul set fotografico di un ritrattista – e a mio avviso anche sul set di Lorenzo Barbieri –, dove le personalità si raccontano con consapevolezza, nell’idea di continuare a vivere nell’immagine fotografica.

a cura di Michela Frontino

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