Per la rubrica sul bianco e nero d’autore, ecco uno scatto di Fulvio Roiter, capace di cogliere il lato sorprendente della prosa quotidiana.

18 Febbraio 2021 di Redazione Redazione

Per la rubrica Bianco e nero d’autore oggi parliamo di Fulvio Roiter, con il suo innato senso estetico e la capacità di cogliere il lato sorprendente della prosa quotidiana.

Pur avendo lavorato a lungo anche a colori, per Roiter il bianco e nero era il solo metro con cui giudicare un fotografo. «Al colore si può arrivare per caso o per calcolo. Al bianco e nero no. Dietro una grande immagine a colori ci sarà sempre l’esperienza accumulata nell’esercizio del bianco e nero». Così scriveva nel 1992 nel suo libro Visibilia. Dei grandi maestri come Eugene Smith, Ansel Adams, Edward Weston, egli ammirava «(…) l’ossessione per la luce e per i valori del bianco e nero da sigillare sulla carta emulsionata».

Strenuo sostenitore della fotografia analogica, affermava che la tecnica non dovesse vincolare il risultato. «(…) La fotografia nasce nell’occhio, nel cervello, non nella macchina».

Un occhio che non ha mai perso la capacità di osservare il mondo, di lasciarsi stupire anche dalla quotidianità. «Dicono che l’abitudine distrugga l’occhio, che finisci con il non vedere niente. Può darsi, ma non vale per me, forse perché non ho mai perso la curiosità e la capacità di emozionarmi». Un’idea questa che filtra nei suoi scatti essenziali e poetici della realtà, grazie ai quali ha lasciato una traccia profonda nella storia della fotografia italiana.

Il rigore e l’essenzialità del bianco e nero sono una scuola indispensabile per scattare il colore in maniera pulita. Fulvio Roiter

Fulvio Roiter

Fulvio Roiter (Meolo 1926 – Venezia, 2016) si appassiona alla fotografia da autodidatta, scattando con una modesta fotocamera avuta in regalo per la sua promozione a scuola nel 1943. Qualche anno dopo entra nel Circolo Fotografico “La Gondola” di Venezia dove Paolo Monti diventa il suo mentore. Nel 1953 compie un lungo viaggio in Sicilia realizzando un ampio reportage che segnerà la sua svolta fotografica. L’editore Guilde du Livre di Losanna gli pubblica nel 1954 Venise à fleur d’eau. L’anno dopo è la volta di Ombrie, Terre de Saint François. Divenuto professionista, pubblica diversi volumi con i suoi reportage di viaggio in tutto il mondo tra cui: Brasile (1970), Spagna (1972), Essere Venezia (1977), che ha venduto 700mila copie, Milano in Liberty (1993), Vaticano (1997), Un uomo senza desideri (2005). Roiter muore a Venezia nell’aprile del 2016.

di Emanuela Costantini

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