Chi è Claudio Marra
I primi passi nella fotografia
Il primo anno accademico del DAMS fu il 1971-1972, quando dovevo iscrivermi all’università. Tra i corsi, due mie passioni: il cinema e la fotografia. Sono stato uno dei primi damsiani; il clima era vivace, si aveva la sensazione di aprire una nuova frontiera di studi e ricerche. Renato Barilli, che insegnava estetica all’epoca, mi ha trasmesso gli strumenti teorici e l’impostazione. La dimensione teorica, filosofica, estetica ha segnato tutte le mie ricerche, i miei libri e quello che ho scritto negli anni successivi. Non sono un filologo, uno storico in senso stretto.
L’approccio e i punti di riferimento
Il mio approccio alla fotografia è sempre stato di tipo filosofico. Negli anni Settanta, la fotografia era un territorio da esplorare. Eravamo dei pionieri. Sono stato quindi avvantaggiato dalle tante possibilità di ricerca e di studio in campo fotografico. Nelle accademie di Belle Arti dovevo tenere lezioni di carattere storico, teorico e critico, ma, allo stesso tempo, utili alla realizzazione di progetti da parte degli studenti. Le idee per quelle produzioni nascevano dai nostri comuni ragionamenti su artisti e fotografi. August Sander ed Eugène Atget sono gli autori che ho amato e che mi hanno spinto ad applicare gli strumenti filosofici alla fotografia. La mostra di Diane Arbus, presentata a Venezia nel 1979, mi è rimasta nella memoria. È stata la scoperta di un’autrice dirompente. I due libri imprescindibili nella storia della fotografia del Novecento sono August Sander, Ritratti del Ventesimo Secolo e, in anni più recenti Twentysix Gasoline Stations di Ed Ruscha.
La riflessione sulla selfiemania
Considerazioni finali
Sono “iperpartigiano”. La fotografia non è un altro pianeta. La fotografia è una protesi, sei te stesso, è una parte del tuo corpo, un modo di stare al mondo, di interpretarlo, una forma di mediazione, un medium straordinario che abbiamo a disposizione per vedere, per ricordare, per esplorare, esplorarsi. Come si fa a non considerarla una cosa appassionante. La fotografia è tutto ciò e io ho il vantaggio di averci riflettuto. L’iperfotografia di oggi ne è la prova: è un modo di vivere, un modo di essere.
di Livia Corbò