22 Aprile 2020 di Redazione Redazione
Una coppia camminava sul vialetto di casa nostra per venire ad incontrarci. Stavano scegliendo un fotografo ed era la prima volta che ci saremmo visti di persone. In realtà, era anche l’ultima. Io ero dentro e loro non sapevano che potessi sentirli, né che avrei colto la delusione nella voce della donna: «Oh, ma è un garage riconvertito!». Quella volta, non conquistammo i clienti. È stata però la volta in cui io e mia moglie Sarah abbiamo capito che era il momento di fare un altro passo avanti. C’erano già stati diversi segnali del fatto che fosse tempo di crescere… C’era stata la volta in cui due clienti in soggiorno stavano valutando uno slideshow di loro emozionanti ritratti, con musica e tutto, ed era entrata nostra figlia. O la volta in cui un cliente era andato in bagno e ci aveva trovato nostro figlio, che leggeva fumetti sulla toilette. Volevamo che la nostra attività crescesse e volevamo clienti di fascia alta. Volevamo che spendessero diverse migliaia di sterline. E invitarli in casa e in garage non era più una soluzione appropriata. È stato questo che ci ha spinti al passo, grande e spaventoso, di prendere uno studio commerciale in leasing. Abbiamo scelto una sede “wow”: progettata da un noto architetto, Peter Aldington, e forte di enormi porte teatrali, di un atrio arioso e luminoso e di una scalinata mozzafiato che porta nel cuore della struttura.

Più avanti e più in alto

Sul retro abbiamo un giardino famoso nel mondo. Davanti la quintessenza di una stradina britannica di campagna, con grandi alberi, casette pittoresche e un sacco di texture interessanti. Oggi sfrutto per quasi ogni sessione una combinazione di studio, giardino e strada: così aumentano le mie chance di catturare qualcosa che il cliente possa amare. Va anche a dimostrare che, pur avendo uno studio, scelgo ancora di scattare in esterni. È in esterni che ho cominciato, in fondo. Prima dello studio, prima della conversione del garage, come la maggior parte dei fotografi sono partito con niente. Portavo unità flash portatili nelle case dei clienti, davo loro appuntamento in boschi e parchi. Se non pioveva, funzionava. In Gran Bretagna, però, abbiamo un bel 43 per cento di giornate di pioggia, quindi mi trovavo regolarmente ad annullare e rimandare le sessioni – non è bello per un professionista. Volevamo più controllo, volevamo poter lavorare con qualsiasi tempo e volevamo mostrare i ritratti ai clienti in un ambiente dove esporre i prodotti e in un’atmosfera rilassata. Per questo, per prima cosa abbiamo convertito il garage.Studio Paul Wilkinson
E all’epoca ha funzionato abbastanza da portare la nostra attività al livello superiore. Ora, però, con uno spazio dedicato, mi sento incredibilmente motivato a diventare il miglior fotografo di studio possibile. E con più stanze, possiamo mostrare i lavori a un cliente mentre io fotografo con un altro: abbiamo raddoppiato le nostre capacità. Inoltre, quando il garage era allestito per una presentazione, mi capitava di non avere voglia di spostare tutto per tornare a usare lo studio. Finivo per restare all’aperto, con meno varietà. Oggi che lo studio è sempre pronto, entrare e scattare è così veloce che realizzo quasi sempre parte della sessione in interni. Quando un cliente entra, non devo più vendermi. L’impatto dello spazio, e delle immagini esposte, gli comunica tutto quello che voglio che sappia. Il fattore “wow” definisce le aspettative e chiarisce anche il livello dell’investimento. Quindi, insomma: no, non vi serve per forza uno studio. Ma se siete al punto in cui eravamo noi, e se volete fare colpo sui clienti, può essere il momento di fare quel passo – e firmare quel contratto.

Paul Wilkinson

Paul Wilkinson
Premiato fotografo internazionale, autore del best-seller Mastering Portrait Photography, collegato al sito companion gratuito http://MasteringPortraitPhotography.com che vi invitiamo a visitare. In questa serie di articoli, Paul ha deciso di condividere con noi esperienze e storie, e di raccontare delle difficoltà legate alla sfera professionale.

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