1 Febbraio 2019 di Vanessa Avatar

Cindy Sherman

Cindy Sherman (1954) è tra le fotografe contemporanee più conosciute. Ha iniziato a interessarsi alla fotografia al college e presto si è unita ad altri artisti costituendo, nel 1974, Hallwalls, un centro per l’arte e gli artisti. Fotografa e regista, partecipa a diverse esposizioni e vince numerosi riconoscimenti tra cui l’Hasselblad Award nel 1999. I suoi progetti sono sempre lavori seriali che la vedono allo stesso tempo fotografa e fotografata, attrice e creatrice. Un’istantanea presa per le strade di una città americana. La signora, della middle class, pare non presti attenzione al fotografo che la inquadra dal basso. Sembra un fermo-immagine cinematografico, parte di un racconto più ampio. Siamo certi di avere decodificato l’immagine. Invece no. Quello che stiamo vedendo è un lavoro, a noi contemporaneo, di Cindy Sherman. È un autoritratto, o meglio la rappresentazione dello stereotipo che la società americana ha della donna prima delle rivendicazioni femministe. Si tratta di uno degli infiniti “selfie” messi in scena da Cindy Sherman: ha deciso di analizzare l’immaginario sociale della donna attraverso le più varie presentazioni di se stessa, di volta in volta cambiando lo stile, l’identità, e mostrando come una donna e un volto siano manipolabili all’interno di un medesimo cliché. Ogni fotografia del progetto è significativa, ma è vedendo il lavoro nel suo complesso, composto da 69 immagini, che se ne comprende appieno il significato.

Immagine in evidenza

Untitled Film Still #21, 1978 – © Courtesy of the Artist and Metro Pictures

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