L’editoriale
Alcuni parlano di opportunità, altri di necessità. Non v’è dubbio che quanto accaduto, se non vogliamo costringere il nostro trascorso al solo universo del dolore, della perdita e dell’ansia, richiama a un passaggio di responsabilità, a una riflessione, a un’elaborazione, al fine di comprendere il senso dell’essere protagonisti della nostra vita. Nella dimensione privata, come nel campo del lavoro, sia esso artistico, imprenditoriale, impiegatizio. Prendiamoci il tempo per rielaborare le idee, per fissare le priorità, per definire orizzonti e percorsi, obbiettivi e valori. Per cogliere quanto lo stare insieme, principio di ogni comunità e di ogni sopravvivenza, non appartenga a un esistente dato, ma è reso presente attraverso un’affermazione, un atto volontario, una presa di coscienza. Torneremo a una (nuova) normalità, forse più forti, se avremo il coraggio di non sfuggire a questo spazio / tempo sospeso, a questo inciampo che ci ha visti cadere a terra. Ripartire significa riaprire le attività, ridare linfa all’economia, rimboccarsi le maniche ed esplorare modalità e nuove possibilità. Significa, in senso più ampio, assumersi la responsabilità delle proprie azioni, ma anche accettare di guardare con occhi diversi ciò che si propone dinnanzi a noi per scoprirci abitanti di uno spazio che attende il nostro contributo. Nel ridisegnare il paesaggio del nostro agire quotidiano si accoglie l’avventura dell’esistenza, ma anche la capacità di coltivare spazi di memoria e di progetto, di libertà e di partecipazione, di relazione e d’invenzione. In tutto questo, la fotografia si fa straordinario medium per chi, abitando il paesaggio come espressione dialettica, desidera generare significati per dar misura del rapporto dell’uomo con il mondo. In essa è rappresentata la ricerca della conoscenza: una via che intreccia sia la dimensione intuitiva ed estetica, sia quella concettuale e scientifica.
Acquista IL FOTOGRAFO #324 in edicola, oppure scarica la tua copia digitale qui.