15 Marzo 2019 di Vanessa Avatar

Massimo Berruti impara sul campo, da autodidatta. Negli occhi ha le immagini del grande reportage in bianco e nero, ma anche tanto cinema dei suoi registi preferiti, l’anticonformista Lars Von Trier e il cineasta-pittore Peter Greenaway; proprio alla sua passione per la celluloide deve la preferenza per il racconto fotografico:

«Non riesco a ragionare in termini di scatto singolo. Qualsiasi foto, anche la più completa ed efficace, ha bisogno del supporto di altre per raccontare una storia. Ancor più se riguardano complesse questioni geopolitiche e i loro risvolti sociali ».

Dopo i primi reportage realizzati in Italia sul degrado delle periferie urbane, sull’immigrazione e sulla crisi industriale, Berruti si avventura nell’Asia centrale e meridionale, concentrandosi per alcuni anni sul Pakistan, da dove segue gli sviluppi del terrorismo dopo l’11 settembre. Oltre che per la sua visione critica e appassionata, Berruti è noto per il suo bianco e nero drammatico ed essenziale – che spesso scatta in pellicola – tornato in auge sulla stampa.

 

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