18 Aprile 2019 di Redazione Redazione

Potremmo definire Peter Lindbergh un maestro della fotografia mondiale

Peter Lindbergh: artefice di una grande rivoluzione nel mondo della fotografia di moda

Lindbergh è stato l’artefice di una grande rivoluzione nel mondo della fotografia di moda: trasformare creature perfette ed inarrivabili come le top model, in donne terrene, dotate di umanità, facendole uscire da una gabbia patinata ed esaltandone il carattere. Erano gli inizi degli anni’90 quando il fotografo, grazie al sostegno della neodirettrice di Vogue, Anna Wintour, stupì il mondo offrendo un’immagine familiare delle divine modelle: poco trucco e indosso una semplice camicia bianca. Qualcosa di completamente diverso per la prima volta appariva sulla copertina della  rivista più autorevole in ambito di moda. Da quel momento, ogni suo editoriale è divenuto un pretesto per mettere in scena e raccontare una storia di altra bellezza, che perde la propria attrattiva puramente estetica e si trasforma in esaltazione della personalità, della vulnerabilità e sensibilità di ogni essere umano e della donna in particolare. Fotografie meno impostate, apparentemente casuali, dotate di grande realismo e una malinconia che potremmo definire una reminescenza del passato, quasi un’eredità geografica dei cieli grigi e delle atmosfere cupe dell’ex Germania dell’Est. Il luogo di provenienza rimane come bagaglio visivo racchiuso in quelle fotografie scattate su letti disfatti, in vecchi teatri, lungo le strade di periferia o nei deserti. Sguardi sicuri di soggetti imperscrutabili, lasciano spazio all’incertezza e al mistero in momenti di silenzio decisivi. Osservando le sue immagini si ha la sensazione che il fotografo riesca ad entrare in profondo contatto con ogni soggetto. Gli chiediamo quanto incida l’empatia nel suo lavoro. Riflette Lindbergh e definisce questa, «una parola molto potente», identificandola come «l’esperienza di capire una condizione altra, provare a comprendere le persone dal loro punto di vista… È il dono più importante ed è necessario per poter instaurare una relazione simbiotica con i soggetti, con i quali si condividono momenti incredibili, in cui si ha la sensazione che tutto possa accadere».

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