28 Giugno 2019 di Vanessa Avatar

Nato a Milano nel 1928 ma di origini genovesi, Mario Dondero è considerato uno dei più grandi fotogiornalisti del Novecento. Per lui la fotografia non è mai stata forma di intrattenimento ma testimonianza. Un modo per viaggiare per il mondo, incontrare le persone, immortalare i grandi fatti del secolo, sempre con uno sguardo pronto a cogliere l’umanità racchiusa in ogni istante. Per questo, i suoi scatti non sono mai sensazionalistici ma cercano di fermare la quotidianità, la genuinità delle emozioni. Del resto, che Mario Dondero avesse inteso la sua vita innanzitutto come impegno lo si capisce fin dalla sua militanza, a sedici anni, nelle brigate partigiane della Val D’Ossola. Da lì, il fotografo è stato testimone attento e sensibile dei grandi eventi che hanno segnato la storia italiana ed europea degli anni Cinquanta e Sessanta. Senza dimenticare i reportage sull’Algeria, nei giorni della guerra per l’indipendenza, o quelli realizzati in Afghanistan per documentare l’attività di Emergency, associazione di cui Dondero era profondo sostenitore. Molte le collaborazioni con importanti riviste nazionali e internazionali, tra cui l’Avanti!, L’Espresso, l’Unità, Le Monde, Le Nouvel Observateur, Le Figaro, La Repubblica, Il Manifesto. Scomparso il 13 dicembre del 2015, Mario Dondero ha lasciato un immenso archivio, scatti che rappresentano una testimonianza inestimabile di un’intera epoca.

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