13 Febbraio 2019 di Vanessa Avatar

Oliviero Toscani

Oliviero Toscani è un fiume in piena e come l’acqua non è mai spigoloso. È generoso e accogliente. Diretto, senza mezze misure e sempre critico in modo intelligente. Insomma, è uno che cerca e accetta le sfide. Non teme il confronto e i nemici non esistono: solo avversari. Resta il fatto che qualsiasi cosa faccia o dica è destinata a finire in polemica, perché riesce sempre a far emergere le contraddizioni e a svelare ciò che si vorrebbe tenere nascosto perché scomodo. Settantatré anni e un sorriso che conquista. Toscani è cresciuto a pane e fotografia. Suo padre, Fedele, è stato un grande reporter negli anni Trenta, Quaranta, Cinquanta e Sessanta per il Corriere della Sera. Sua sorella e suo cognato, Mariarosa e Aldo Ballo, avevano fondato a Milano lo Studio Ballo, vero punto di riferimento per la fotografia di still life, architettura e design fra gli anni Cinquanta e Novanta. Ha studiato alta progettazione alla Hochschule für Gestaltung di Zurigo ed è convinto che le buone scuole di fotografia siano fondamentali per la formazione. Tuttavia, non ritiene di essere un fotografo, bensì un professionista della comunicazione che usa la fotografia come mezzo per trasferire le sue idee. «Io non pratico la fotografia per piacere, ma per professione. Ricordo la sorpresa di mio padre, che spesso veniva in studio a trovarmi. Quella volta stavo scattando per Vogue; avevo una  modella con una camicia bianca su un fondo bianco. Mio padre si avvicinò con le mani in tasca e mi disse: l’è düra fa el tò meste. Per noi reporter è tutto più facile. Il dramma lo troviamo già confezionato. Voglio proprio vedere cosa sei capace di inventarti adesso con così poco. Ci sono quelli che documentano e quelli che creano. Finita la scuola, monta il suo primo portfolio e parte per gli Stati Uniti. A venticinque anni è già conosciuto in tutto il mondo e lavora in modo continuativo per Vogue  e Harper’s Bazaar . In Italia, collabora con L’Europeo e  con Flavio Lucchini partecipa ai primi numeri di Vogue Uomo e Vogue Italia . In Francia, lavora con Elle  da oltre quarant’anni. La sua carriera prosegue senza interruzioni, suo anche il marchio Esprit. Collabora, tra gli altri, con Elio Fiorucci, Valentino e Chanel.

Oliviero Toscani: diretto, senza mezze misure e sempre critico in modo intelligente

«Sono probabilmente il collaboratore più longevo di Elle . Ho iniziato negli anni Sessanta e non ho mai smesso. Ora, per i settant’anni di Elle France, sto fotografando per il numero intero di Natale», racconta Toscani. Ha sei figli con tre signore. Alleva cavalli, produce vino, olio e disegna occhiali. È stato il primo assessore alla creatività al mondo, nella città siciliana di Salemi – il sindaco era Vittorio Sgarbi –. Sua, l’idea di vendere le case abbandonate per un euro a patto che l’acquirente si impegnasse a ristrutturare l’immobile per viverci. Nel 1982 ha inizio l’avventura con Luciano Benetton. Insieme fondano Fabrica, un centro di ricerca, e saranno diciotto anni di vero furore. Inventa Colors  e produce quaranta numeri del magazine. Campagne che fanno rumore e girano il mondo: un preservativo gigantesco calato sull’obelisco di Place de la Concorde per richiamare l’attenzione sull’AIDS, il primo barcone carico di migranti che approda in Italia, il dramma dei condannati alla pena di morte, la denuncia contro il razzismo imperante. Sono solo accenni dei temi che saranno portati alla ribalta sui giornali e sui manifesti grandi sei metri per tre.

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