30 Aprile 2020 di Redazione Redazione

In questa nuova lezione della scuola di reportage, Michele Dalla Palma ci parla dell’importanza del rispetto.
Per una incomprensibile quanto misteriosa clausola, che non ho mai trovato in alcun contratto, sembra che molti di coloro che acquistano un biglietto aereo verso una meta “esotica” acquisiscano anche il diritto a calpestare i più elementari precetti del rispetto verso gli altri. È indispensabile, per chi voglia realmente documentare una precisa realtà nella sua essenza e non nella sua spettacolarità “esotica”, avere l’umiltà di entrare in punta di piedi nella cultura di un altro, cercando di comprenderla almeno nelle sue linee elementari, e farsi accettare come presenza, aliena ma non ingombrante né invasiva, prima di pensare a scattare un solo fotogramma.

Pagare per una foto?

Dopo la prima ondata di turisti-fotografi invadenti come le locuste, alcune popolazioni autoctone hanno cominciato ad avere un atteggiamento altrettanto aggressivo e di rifiuto nei confronti di gente che pretendeva di metterli in posa come manichini per poi sfoggiare la foto del “buon selvaggio”. Allora qualcuno ha cominciato a pagare questi “soggetti artistici” perché soggiacessero alle morbosità fotografiche… tranne poi indispettirsi ancora di più perché “ormai non si riesce più a fare una fotografia senza pagare!” Personalmente non ho mai pagato per una fotografia. Ho pagato per farmi accettare, ho versato dei contributi, e non solo in denaro – spesso acqua e pane sono molto più importanti e necessari di qualche foglietto di carta colorata –, per poter vivere insieme con i protagonisti delle mie immagini, ho pagato per imparare a conoscere, anche solo raccontate a gesti, storie di altri. Ho passato giorni insieme alle persone, osservandole nella loro quotidianità, prima di tirar fuori una macchina fotografica. Perché una fotografia racconta un attimo, muto, che, se sei bravo, assomiglia alla realtà. Ma i suoni, gli odori, le atmosfere, le tensioni del vivere sono la realtà. E solo i pensieri, attraverso lo sguardo e la curiosità, sanno cogliere le sfumature di quella realtà e, sempre se sei bravo, riescono a trasferirne una minima parte dentro quella fotografia.

Durante i miei quasi 100mila chilometri di avventure tra le sabbie del Sahara, ho vissuto a lungo con i tuareg, condividendo il particolare rapporto con questo ambiente estremo che fa parte del loro DNA. Ogni volta che è possibile, si appartano e sembrano “meditare” in modo molto simile a come ho visto fare ai tibetani. Non so cosa pensino in quei momenti, ma sicuramente contribuiscono a rendere ancora più “magico” quel luogo. Prima di riuscire a riprenderli in questo loro momento di intimità e preghiera, ho dovuto farmi “accettare”, osservandoli nelle loro attività per molti giorni, prima che mi concedessero l’onore della loro amicizia. E solo in quel momento, con un tacito ma chiaro assenso, hanno acconsentito a essere protagonisti delle mie immagini.
 
Michele Dalla Palma
Michele Dalla Palma
Giornalista e fotografo, ha realizzato centinaia di reportage. È  Direttore della rivista TREKKING&Outdoor. Docente Master alla Nikon School Travel, organizza corsi di fotoreportage in Italia e all’estero. È coordinatore delle Photography Expeditions del National Geographic e accompagna come Tour Leader alcune Photography Experience nei luoghi più affascinanti del pianeta.
http://www.micheledallapalma.it

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