Il fotografo Matty Graham ci svela come fotografare i paesaggi invernali... cercando di uscire dagli schemi!

20 Gennaio 2023 di Redazione Redazione

Abbiamo intervistato il fotografo professionista Matty Graham, che ci ha svelato qualche segreto per fotografare il paesaggi invernali…

Fotografare i paesaggi invernali: l’intervista al professionista

Matty, qual è la tua destinazione preferita alle alte latitudini? 

Questa è una domanda difficile e forse la risposta è legata alle esperienze che ho avuto in passato. Amo le isole Faroe. Sono una gemma incontaminata a solo un’ora di volo da Edimburgo, ma sembrano un mondo a parte. Sono abbastanza piccole da poterle percorrere con facilità con un’auto a noleggio e la criminalità è quasi assente.

Il Paese è molto accogliente ed è un vero “parco giochi” per i fotografi paesaggisti! Nel corso degli anni ho avuto la fortuna di lavorare in collaborazione con l’ente del turismo norvegese, che ha supportato i miei viaggi. Le immagini che ho scattato durante queste visite sono finite in molte riviste e siti web. Tutto è cominciato lì e mi ha permesso di costruire relazioni con molti altri enti del turismo. 

Come ti approcci al paesaggio?

Penso che una bella immagine possa nascere in qualsiasi luogo. Più di una volta ho avuto la fortuna di catturare scene maestose sotto una luce fantastica semplicemente fermando l’auto sul ciglio della strada. Detto questo, tuttavia, le probabilità di successo aumentano pianificando il viaggio nei minimi dettagli. La gente del posto conosce meglio di tutti i luoghi più interessanti, quindi prima di tutto mi procuro il materiale turistico prodotto in loco, parlo ai proprietari di qualsiasi alloggio in cui soggiornerò per poi ricorrere a metodi più collaudati, come le immagini pubblicate su Instagram, 500px e così via.

Anche Google Maps è un ottimo strumento per pianificare i percorsi. Una volta messo piede sul posto, sono solito esplorare la location senza treppiede, con la fotocamera in mano, in modo che nulla mi sia di impedimento nel trovare l’angolazione giusta.

Conoscere l’ora del giorno in cui scattare è fondamentale.

Sì, la luce è importante, e se ciò significa dover aspettare il momento giusto, be’, aspetto. Ricordo di aver scattato su un banco di sabbia in un fiordo vicino a Leknes, nelle Lofoten. Stava nascendo un tramonto perfetto, ma per via della marea le onde mi lambivano i piedi… Avevo i pantaloni completamente bagnati quando la luce finalmente si è affievolita, ma ho portato a casa lo scatto che volevo – uno dei miei preferiti di quel viaggio, tra l’altro.

Ci sono rischi nella tua professione?

Anni fa avrei fatto qualsiasi cosa per una foto, ma come padre di due figli oggi sono molto più attento a ciò che faccio. L’istinto ti dice quando ti stai avvicinando al pericolo e cominci a chiederti se il gioco valga il rischio. Una volta, sulle isole Faroe, stavo camminando vicino a una cascata che scende direttamente nelle onde selvagge dell’oceano Atlantico. Le condizioni erano pessime, le pietre erano scivolose sotto i piedi, ma dovevo avvicinarmi al bordo per ottenere la giusta composizione. Era come avere un diavoletto su una spalla che mi spingeva ad avvicinare il treppiede al precipizio, e un angelo sull’altra spalla che invece mi faceva arretrare! 

Per un altro servizio fotografico nelle Faroe dovevo scalare una montagna innevata. La giornata è iniziata con un cielo azzurrissimo, ma all’improvviso si è avvicinata una bufera di neve, quindi ho approfittato dei miei robustissimi pantaloni da sci per scivolare a valle a tempo di record!

Quali sono i pezzi di un kit fotografico che fanno la differenza sul campo?

A parte corpi e obiettivi, c’è un’enorme quantità di accessori che sarai contento di aver messo in borsa quando ti troverai sul posto. Per i miei paesaggi, uso molto i filtri per bilanciare l’esposizione.

Il mio kit “di sicurezza” include uno smartphone di riserva, una bussola, una cassetta del pronto soccorso e un telone impermeabile. Il nastro nero risolve qualsiasi piccolo problema nell’immediato. Per un’escursione importante vale sempre la pena di mettere in valigia cibo e acqua a sufficienza . Ho perso il conto del numero di fotografi che ho visto arrivare sul campo completamente impreparati!

Che consigli daresti a chi volesse seguire le tue orme?

In primo luogo, li incoraggerei a circondarsi di gente creativa. Unitevi a un club fotografico, seguite workshop, trovate solo persone che vi ispirino. 

In secondo luogo, ricorderei loro che il lavoro non finisce quando si fa clic e se siete seriamente intenzionati a portare le vostre foto al livello successivo, padroneggiare i software di editing delle immagini deve essere una vostra priorità. L’intera argomentazione “Photoshop è barare” è una sciocchezza: metà della sfida nel mondo digitale di oggi è ottenere il massimo da ogni pixel, in qualsiasi modo possibile.

A tal proposito, quale software usi in post-produzione?

Il mio flusso di lavoro parte con Lightroom, usando una selezione di preset che ho creato personalmente. Quindi proseguo il workflow in Photoshop per alcuni interventi più mirati sulle immagini. 

Qualche altro consiglio vincente per scattare foto paesaggistiche migliori? 

Ricordo sempre alle persone di non puntare mai allo scatto “facile”. Noi paesaggisti siamo più o meno tutti colpevoli di tenere il grandangolo sempre montato sulla fotocamera. Io stesso mi sono ritrovato a cadere in questa trappola. Per uscirvi, accettai una sfida personale: prima di affrontare un’avventura sulle Alpi austriache, misi in valigia un solo obiettivo, costringendomi a fotografare usando nient’altro che… un tele! Vinsi la scommessa ritrovando la creatività: in quell’occasione produssi alcune delle mie foto preferite di tutto il mio portfolio! 

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