Il treppiede non serve solo a scattare fotografie nitide ma è indispensabile in molte situazioni diverse e creative.

18 Gennaio 2023 di Redazione Redazione

Il treppiede è uno degli strumenti fondamentali per un fotografo. Non solo per ottenere immagini nitide ma anche in molte altre situazioni…

Usiamo il treppiede per dare il senso del movimento

Accedere a una lunga o lunghissima esposizione per sfumare le parti in movimento di una scena è uno dei motivi più classici per scegliere di usare il treppiede. È una tecnica che vediamo spesso applicata in condizioni di luce scarsa, per ottenere le tipiche scie luminose create dai fanali delle auto, ma possiamo felicemente impiegarla anche in piena luce, con fiumi o cascate.

«Io l’ho sfruttata anche in diverse grandi città, come Bangkok, Londra e Tokyo, per trasformare la presenza ingombrante dei pedoni che affollano le strade in fluidi nastri colorati, a contrasto con l’immobilità dei palazzi», racconta il fotografo Steve Davey.

Introdurre una sfocatura mossa in una scena può dare un’interpretazione più originale e artistica a soggetti altrimenti quotidiani e contribuire così a dare impatto all’immagine. È particolarmente vero nel caso degli scatti diurni, in cui è ovvio che la luce disponibile sarebbe sufficiente a evitare di introdurre il mosso.

L’acqua corrente, e in particolare le cascate, sono tra i soggetti più classici del mosso diurno. Bastano pochi secondi per introdurre un movimento importante, mentre esposizioni superiori ai 10 secondi cambiano l’effetto e trasformano l’acqua in una massa omogenea e setosa che dona all’immagine un’atmosfera calma e suggestiva.

Lunghe esposizioni in pieno giorno

Per arrivare a usare tempi così lunghi in pieno giorno, è necessario ridurre la quantità di luce che raggiunge il sensore. Quasi tutte le reflex e mirrorless Nikon permettono di abbassare di 1 stop la sensibilità rispetto agli ISO nativi della fotocamera. A meno di non essere in un bosco buio, però, 1 stop non è sufficiente, nemmeno con diaframma chiuso al minimo: in genere, è necessario montare un filtro a densità neutra (ND).

I filtri ND sono disponibili in diverse intensità, da 1 stop fino a ben 10 stop. I più scuri sono talmente coprenti che oscurano del tutto il mirino, quindi dobbiamo mettere a fuoco in manuale prima di montarli. Steve si muove con un filtro da 3 e uno da 10 stop nella borsa. Esistono anche filtri ND a densità variabile, la cui intensità è regolabile con la rotazione di un anello.

Gli scatti con elementi di mosso funzionano al meglio quando il resto della scena è perfettamente nitido, senza la minima traccia di altro movimento: per sicurezza, prendiamo l’abitudine, quando possibile, di realizzare più di un’esposizione. Il mosso allo scatto, in particolare, può essere un serio problema, ad esempio quando montiamo la fotocamera su terreni instabili, o nel letto di un torrente, la cui corrente può far vibrare il treppiede.

Possiamo migliorare la stabilità con un treppiede solido e pesante e, se il nostro ne è dotato, appendendo un sacco pieno di sassi al gancio centrale.

Ricordiamo infine che la lunghezza dell’esposizione influenza il grado di sfocatura. Proviamo diverse impostazioni, con almeno 1 stop di differenza tra una e l’altra: se abbiamo esposto per 5 secondi, passiamo a 10 per vedere il cambiamento.

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