La messa a fuoco negli scatti macro può essere un po’ problematica: ecco quali tecniche e strumenti sfruttare.

21 Gennaio 2022 di Redazione Redazione

Messa a fuoco: dal più statico dei paesaggi alla street photography più frenetica, vediamo come ottenere sempre immagini nitidissime.

La messa a fuoco negli scatti macro

Per quanto popolare, la fotografia macro è un genere ad alto tasso di specializzazione e richiede scelte specifiche in materia di obiettivi, illuminazione e anche messa a fuoco.

L’elevato ingrandimento e la necessità di riempire l’inquadratura con i soggetti rendono estremamente evidente ogni minimo errore di fuoco. Inoltre, a distanze di scatto così brevi, la profondità di scatto è limitatissima e la posizione del piano focale deve essere controllata con rigida precisione per tenere nitide le parti giuste del soggetto.

messa a fuoco

Tante difficoltà nella messa a fuoco

Purtroppo, molte delle normali tecniche per mettere a fuoco falliscono a queste distanze. Per prima cosa, le minime alterazioni nella posizione del punto di fuoco necessarie per il macro sono troppo precise perché le scale delle distanze degli obiettivi possano aiutare. Questo limita l’efficienza di metodi come quello della messa a fuoco a zona, che già non sarebbe adatto a profondità di campo così ristrette.

Inoltre, per lo stesso motivo, ogni minimo spostamento della fotocamera può avere un impatto radicale sulla messa a fuoco, tranne in quei rari casi in cui si usano grandangoli e diaframmi chiusi. In genere, la posizione del sensore deve rimanere immutata rispetto al soggetto dopo la conferma della messa a fuoco e questo elimina anche la possibilità di mettere a fuoco e ricomporre.

Bisogna poi tenere conto di eventuali movimenti del soggetto, causati magari dalla brezza, perché anche questi possono gettare fuori fuoco dettagli importanti. L’autofocus, infine, spesso in macro diventa un ostacolo. Le fotocamere non offrono prestazioni ottimali a corta distanza di fuoco. E così capita spesso che l’obiettivo cominci ad andare avanti e indietro in cerca di un soggetto da agganciare e finisca per farci perdere immagini. Alle distanze più brevi, è preferibile disattivare il sistema AF e mettere a fuoco in manuale

Per aumentare le probabilità di successo, scattiamo molti fotogrammi consecutivi. Sarà più facile che almeno uno sia perfettamente a fuoco, con soggetto e obiettivo in allineamento. Possiamo anche scattare a raffica e cambiare posizione del punto di fuoco tra una sequenza e l’altra.

Distanza di fuoco minima

Con gli obiettivi macro, per raggiungere il massimo fattore di ingrandimento, è necessario scattare alla distanza minima di fuoco. Con un’ottica capace di ingrandimenti in rapporto 1:1, quando si mette a fuoco alla minima distanza possibile, il soggetto viene proiettato sul sensore a grandezza naturale. Se allunghiamo un po’ la distanza di lavoro, riduciamo l’ingrandimento. 

Il peaking

Alcune fotocamere sono dotate di una funzione di “peaking” della messa a fuoco. Una volta attivata, evidenzia i margini e i bordi a fuoco all’interno dell’immagine. Anche se può essere comunque necessario controllare i dettagli minuti delle aree principali della scena, è uno strumento ideale per una revisione a colpo d’occhio e per verificare che il punto di fuoco non si sia spostato.

Aiuta a rilevare in anticipo problemi di messa a fuoco e permette di correggerli prima dello scatto. Inoltre, fornisce un’anteprima in tempo reale della nitidezza quando cambiamo le impostazioni, rendendo per esempio più comoda la valutazione degli scatti con la fotocamera a livello del terreno.

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