Scopriamo quali sono le situazioni in cui conviene scattare in modalità manuale e come gestire le impostazioni.

14 Ottobre 2022 di Redazione Redazione

Passiamo in modalità manuale se vogliamo migliorare la nostra tecnica fotografica. Ecco tutto quello che dobbiamo sapere…

Quando usare la modalità manuale?

Ci sono situazioni in cui l’approccio metodico e i risultati costanti della modalità manuale sono più indicati. Ce ne sono altre in cui si rivelano semplicemente essenziali!

La fotografia con flash è un campo in cui spesso procedere in manuale aiuta. È possibile ottenere scatti spettacolari anche a priorità di diaframma o in Program, ad esempio, ma in manuale abbiamo pieno controllo sulla luce ambientale. Impostare il tempo di sincronizzazione della fotocamera (il tempo di scatto più veloce che può essere usato con il flash, in genere pari a 1/200 di secondo) riesce a minimizzare la luce ambientale e dare la massima evidenza all’esposizione del flash.

La cattura dei vari segmenti di una panoramica (o di qualsiasi serie destinata a una fusione via software) è un altro esempio di quei casi in cui passare a M è indispensabile. È il solo modo di garantire che ogni sezione sia esposta nello stesso modo. Certo, se la luce cambia a metà della serie, possono comunque esserci problemi, ma sono gli stessi che ci sarebbero con ogni modalità.

Impostare l’esposizione in anticipo, poi, è vantaggioso con una lunga serie di soggetti: dagli sport a motore, in cui consente di ottenere esposizioni costanti indipendentemente dai cambi di sfondo, agli still life, in cui permette invece di cambiare soggetto, sfondo o composizione.

Quale parametro conviene cambiare?

La modalità manuale dà la possibilità di cambiare diaframma, tempo di posa e ISO, e va bene, ma quale è meglio cambiare visto che sono così strettamente correlati? Dobbiamo capire cosa è più importante per l’immagine: la profondità di campo (l’estensione della fascia di nitidezza) o il modo in cui è reso il movimento? 

Se ci interessa di più la nitidezza, interveniamo sul diaframma e poi regoliamo il tempo di posa per arrivare all’esposizione corretta. Se il tempo diventa troppo lento per evitare il mosso (perché il soggetto stesso si muove o perché è impossibile mantenere immobile la fotocamera senza treppiede), alziamo gli ISO. Potremo così accorciare la posa mantenendo lo stesso livello di esposizione e la stessa profondità di campo.

Allo stesso modo, se è cruciale la resa del movimento, è la durata dell’esposizione (quindi il tempo di scatto) che dobbiamo proteggere e impostare per prima. Per esempio, con gli sport d’azione potrebbe essere prioritario non rallentare mai l’esposizione sotto il millesimo di secondo. 

Un tempo veloce significa che il sensore viene esposto alla luce per pochissimo, quindi, per non sottoesporre, può essere necessario aprire molto il diaframma, intorno a f/4 o f/2.8. In alternativa, possiamo alzare gli ISO per permettere alla fotocamera di registrare l’immagine anche con meno luce. 

Pensiamo agli ISO come al parametro di supporto: quando serve, permettono di usare un tempo di scatto più veloce o un diaframma più aperto, o anche entrambi. Alzare gli ISO, però, ha un prezzo: aumenta la quantità di rumore visibile. Se diventa eccessivo, proviamo a riabbassare il livello aprendo leggermente il diaframma: è tutta questione di equilibrio. Quando alziamo un parametro, per non cambiare l’esposizione generale, dobbiamo abbassarne un altro, o entrambi gli altri in misura minore.

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