Vediamo che cos’è la profondità di campo, quali fattori la determinano e come influisce sulla nitidezza delle immagini.

24 Maggio 2022 di Redazione Redazione

Scopriamo che cos’è la profondità di campo e qual è il suo impatto sulla nitidezza delle nostre immagini.

Che cos’è la profondità di campo?

Un obiettivo può mettere a fuoco su una sola distanza alla volta, ma possono apparire nitidi anche elementi più vicini o più lontani rispetto al punto di fuoco. Esiste infatti un’area di nitidezza “accettabile”, detta profondità di campo. La sua estensione può variare da pochi centimetri intorno al punto di fuoco all’intera estensione della scena, fino all’orizzonte

In realtà, più gli elementi sono lontani dal punto di fuoco e più si ammorbidiscono, sempre e comunque, ma questa morbidezza può essere così minima da risultare impercettibile. È per questo che l’immagine può apparire “accettabilmente” nitida a schermo o in stampa, nonostante alcune sue parti non siano davvero a fuoco da un punto di vista ottico.

In fotografia paesaggistica è usuale cercare di ottenere nitidezza dal primo piano allo sfondo, dalla base del treppiede all’ultima catena montuosa all’orizzonte. Non è difficile, a condizione di saper scegliere il punto di messa a fuoco, il diaframma e la lunghezza focale corretta.

In campo naturalistico, sportivo o ritrattistico è frequente invece cercare l’effetto opposto, in modo che solo il soggetto vero e proprio sia nitido e tutte le distrazioni di primo piano e sfondo siano sfocate.

I fattori che la determinano

La profondità di campo è determinata da tre fattori principali. Il primo è il diaframma, il numero f/ che impostiamo allo scatto. I diaframmi più ampi, come f/1.4, restringono la profondità di campo e danno maggiore morbidezza allo sfondo. Quelli più chiusi, come f/11, estendono la fascia di nitidezza e fanno apparire quasi tutto a fuoco.

Il secondo fattore che influenza l’estensione della profondità di campo è la lunghezza focale. A parità di diaframma, una focale grandangolare, come 20 mm, produce una profondità di campo superiore a quella di una focale tele, come 200 mm

L’ultimo fattore da considerare è la distanza tra soggetto e fotocamera. Più il punto di fuoco è vicino e più è ristretta la profondità di campo.

Purtroppo, non è sempre facile mettere d’accordo questi tre fattori. In fotografia macro, per esempio, siamo spesso costretti a scattare da molto vicini al soggetto, riducendo la profondità di campo al minimo, anche quando vorremmo tutto a fuoco nell’immagine. Anche se riusciamo a chiudere il diaframma, può capitare di dover andare così vicini al soggetto da ottenere una area di apparente nitidezza di pochi millimetri!

In pratica

Vediamo quanto distanza dal soggetto, lunghezza focale e diaframma influiscono sulla fascia nitida.

Cambiare il diaframma

profondità di campo

Se impostiamo un numero f/ basso, come f/2.8, abbiamo una porzione nitida più contratta e maggiore sfocatura di sfondo. Con numeri più alti, come f/11, una parte più ampia della scena appare a fuoco e lo sfondo sfocato si riduce.

Cambiare la distanza di fuoco

profondità di campo

Più il soggetto su cui mettiamo a fuoco è vicino e più la profondità di campo si riduce. Al contrario, se mettiamo a fuoco su un soggetto distante, l’area di apparente nitidezza risulta più estesa.

Cambiare la lunghezza focale

profondità di campo

Le focali grandangolari estendono la profondità di campo, mentre quelle più lunghe la riducono. Probabilmente questo è il fattore più difficile da gestire, soprattutto quando usiamo obiettivi zoom. Su 24 mm abbiamo tutto nitido dal primo piano allo sfondo, ma se stringiamo su 200 mm, senza cambiare nessun’altra impostazione, ci ritroviamo con una profondità di campo ridotta a meno di un metro e mezzo!

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