Abbiamo già visto come scegliere la pellicola giusta, oggi parliamo di sviluppo e stampa nella fotografia analogica.

5 Luglio 2022 di Redazione Redazione

La fotografia analogica sta vivendo una seconda vita! Dopo aver visto come scegliere la pellicola giusta, oggi parliamo di sviluppo e stampa.

Si può fare tutto in casa

Una volta esposto un rullino, dobbiamo svilupparlo per vedere le immagini. Possiamo affidarlo a un laboratorio specializzato in sviluppo e stampa, oppure possiamo fare tutto da soli tra le mura di casa.

Lo sviluppo casalingo è l’alternativa più economica ed è ideale per chi ama mantenere il controllo su ogni passaggio creativo. Per esempio, da soli possiamo scegliere quale specifico rivelatore usare per esibire al meglio le particolarità della pellicola o della sessione. Il kit e gli agenti chimici, infatti, sono facili da trovare e molto economici.

Fotografia analogica: la camera oscura

Difficilmente un fotografo dimentica la magia di veder apparire le proprie immagini nel vassoio di sviluppo. È un’emozione indissolubilmente legata alla fotografia analogica!

Molte tecniche e termini nati in camera oscura sono sopravvissuti fino alla “camera oscura digitale”, ma non c’è paragone con la gioia di produrre da soli una stampa unica in gelatina d’argento.

Questo ultimo passaggio del processo fotografico analogico è qualcosa che davvero ogni fotografo dovrebbe provare almeno una volta nella vita.

fotografia analogica

Allestire o affittare una camera oscura?

Da un sottoscala alla camera degli ospiti, da un bagno a un garage o a un capanno degli attrezzi, molti spazi domestici possono trasformarsi in camere oscure con un po’ di cartone, nastro adesivo o tende oscuranti. Esiste perfino la soluzione rapidissima di una tenda/camera oscura: la Ilford Pop-Up Darkroom!

Buona parte dell’equipaggiamento necessario è facile da recuperare, nuovo o usato. Gli ingranditori nuovi, però, sono piuttosto costosi. Quindi conviene cercarne uno di seconda mano oppure considerare un economico Intrepid Compact Enlarger (intrepidcamera.co.uk), ideale per gli spazi ristretti. 

Se non vogliamo allestire una camera oscura privata, possiamo rivolgerci al crescente numero di soluzioni in affitto, commerciali o di comunità: in molti casi offrono anche corsi e tutoring.

Digitalizziamo i negativi

I social media hanno cambiato il modo in cui condividiamo e fruiamo le immagini e oggi molti fotografi analogici digitalizzano i negativi per pubblicarli online. I laboratori di sviluppo offrono spesso anche il servizio di scansione, spesso permettendo anche la scelta della risoluzione finale. 

fotografia analogica

Per i negativi sviluppati in casa, invece, fotocamera digitale e obiettivo macro sono la strada per arrivare a file RAW nitidi e dettagliati. In più, servono solo un supporto dedicato per tenere la pellicola perfettamente piana e un software per la conversione, come FilmLab Desktop o il plugin di Lightroom Negative Lab Pro. Il mercato propone sempre più supporti per la digitalizzazione di pellicole, tra cui quelli di Negative Supply, Pixl-Latr, Valoi, Essential Film Holder, Kaiser, Lomography – ma possiamo anche affidarci al fai-da-te!

Ci sono 2 commenti

  • Classe 1973, sviluppo dall’età di sei anni per hobby è non ho mai smesso, grazie alla passione trasmessami da papà.
    Ritengo la fotografia a pellicola la base per qualsiasi fotografo e mal digerisco vedere gente scattare 2-3000 foto a sessione, così come ritengo che qualsiasi pilota di aerei debba prima imparare a volare su un aliante (altra mia grande passione).
    In ogni casa in cui ho vissuto, ho sempre trovato un angolino per allestire una camera oscura: dapprima un secondo bagno, poi uno sgabuzzino, un sottotetto in seguito e metà della cantina della mia attuale abitazione, in cui ho tirato fuori un piccolo ma dignitoso laboratorio da 8 metri quadrati attrezzato con tre ingranditori (il mio primo Krokus 35, pagato ben centomila lire, divertente, molto basico, dalla qualità discutibile ma che per ragioni affettive non dismetterò mai, un 6×6 per le foto scattate con la mia inseparabile Hasselblad 500CM e uno a colori).
    Quando faccio provare la fotografia a pellicola (mi rifiuto di chiamarla analogica, così come rifiuto il termine “muscolare” per la bicicletta non elettrica) ai miei amici, rimangono stupefatti nello scoprire quanto sia difficile terminare un rullino da 36 se si usa un minimo di testa e di ragionamento, anziché scattare a raffica “perché tantocìòlaschedadamillemilaterabyte”).
    Questo ritorno alla pellicola un po’ mi fa piacere, così non mi sento più un “vecchiodemmerd”, dall’altro lato mi preoccupa perché so già che diventerà una moda fricchettona e inizieranno a spuntare come funghi workshop tenuti da sedicenti “photographers” (di cui il 90% nemmeno in grado di caricare una pellicola su una vecchia Yaschica) sulla richiesta da parte di altrettanti “photographers” con le tasche gonfie di noia e che inseguono le tendenze del momento.

  • Condivido in pieno ciò che ha detto chi mi ha preceduto nei commenti.Anch’io stampo dal 1975
    in casa,nel bagno con un Durst 605.Non c’è soddisfazione più bella che veder comparire piano
    piano la foto scattata giorni prima.E’ sempre una sorpresa.Grazie per l’articolo postato.

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