Il metodo Brenizer ci permette di sfocare lo sfondo senza ricorrere a costosissime ottiche. E di realizzare, così, ritratti di forte impatto.
a cura di Sergio Derosas
Il metodo Brenizer
Ryan Brenizer è il matrimonialista da cui il metodo di ripresa e post-produzione del quale parleremo prende il nome. Ma non è stato lui a “inventare” questa tecnica – già ampiamente utilizzata per le foto paesaggistiche, panoramiche e, in qualche caso, anche di architettura. Il fotografo ha semplicemente contribuito a renderlo famoso nel settore della ritrattistica.
Il “sistema” di Brenizer permette di ottenere immagini con un soggetto ultra nitido mentre tutto il resto della scena risulta molto sfocato. Ciò conferisce all’immagine un impatto davvero notevole. La sfocatura che si ottiene è decisamente più intensa di quella che potremmo avere a parità di ottica e diaframma sfruttando lo stesso angolo di ripresa.
La tecnica consiste nello scattare una serie di foto che coinvolgono il soggetto e tutto quello che gli sta attorno, per poi “fonderle” con Photoshop in un’unica immagine ad altissima risoluzione. Questa sarà caratterizzata da una profondità di campo estremamente ridotta e, come detto, conserverà l’effetto prospettico dell’obiettivo utilizzato.
1 – Sfocare lo sfondo: le basi
Ci sono più modi per realizzare foto con la tecnica Brenizer. Ma sono due quelli più efficaci e utilizzati:
– effettuare più scatti a distanza ravvicinata dal soggetto;
– scattare più foto rimanendo a una certa distanza dal soggetto.
Prima di tutto è consigliabile capire il tipo di ritratto che si vuole realizzare e scegliere la location più adatta. Una volta valutate tutte le questioni inerenti alla scena, si può procedere con lo scatto.
È bene selezionare l’esposizione manuale e, una volta messo a fuoco il soggetto, è importante bloccare il fuoco stesso disabilitando l’AF oppure bloccando la messa a fuoco in modo che non cambi il punto di fuoco mentre si effettuano gli altri scatti. Per queste foto abbiamo usato un’ottica 85 mm impostata su f/2.2.
Fermi immobili
Ricordiamo alla modella di rimanere perfettamente immobile e controlliamo bene che la scena sia allestita nel migliore dei modi. Consideriamo le inquadrature necessarie a comporre l’immagine finale ancora prima di iniziare a scattare.
Mentre si fotografa, poi, bisogna continuare a comporre “mentalmente” la scena, in modo da non dimenticare di catturare alcuna “sezione” dell’inquadratura finale. Altrimenti al momento dell’unione in Photoshop si creerebbero buchi difficili da colmare.
Non per tutto
Questa tecnica è estremamente complicata con soggetti ambientati in ambiti che per loro natura tendono a comprendere movimento, ad esempio teli, veli, alberi e tutte le eventuali location che possono essere mosse dal vento o da un proprio movimento naturale.
Quando si scatta bisogna considerare che, in un fotogramma, il soggetto (anche a causa dello stesso vento) potrebbe spostarsi e al momento della fusione non coincidere più con il fotogramma precedente.
2 – Sfocare lo sfondo: gli scatti
Qui la modella è stata ripresa con più scatti (15) stando attenti a immortalare l’intera scena in modo che una volta unite le immagini si potesse avere una fotografia completa e senza nessuna parte mancante.
Di solito, per realizzare un buon Brenizer è meglio effettuare almeno nove fotografie (in alcuni casi si può arrivare anche a 30 o più, ma nessuno vieta di farne meno di nove). Stiamo attenti in fase di ripresa perché è importante fare in modo che il software abbia dei “punti di ancoraggio” per poter collegare le fotografie.

Come si può notare dalle miniature qui sopra, ci sono delle aree che si ripetono e hanno la funzione di essere i punti di aggancio per Photoshop o il programma che useremo. Ripetiamo, è importantissimo che la modella resti assolutamente immobile se vogliamo ottenere il risultato sperato!