Saturazione e Vividezza ci consentono di dare più “forza” ai colori. Vediamo come funzionano e le principali differenze.

10 Marzo 2022 di Redazione Redazione

Insieme al contrasto, l’elemento che più influenza l’appeal dell’immagine è la “forza” dei colori: ecco come regalare più impatto con i cursori Saturazione e Vividezza.

Saturazione e Vividezza

I programmi di Adobe offrono due diversi controlli per l’ottimizzazione della saturazione dei colori. Uno più grossolano – o per meglio dire dall’effetto più “globale” – Saturazione appunto, e uno più mirato, Vividezza

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La funzione del primo è di immediata comprensione: Questo controllo, infatti, fa esattamente ciò il nome suggerisce. Aumenta o riduce la saturazione di tutti i colori, in modo indiscriminato e della stessa quantità; eventualmente, arrivando fino a zero, trasforma l’immagine in bianco e nero.

Vividezza, viceversa, è un controllo, per così dire, “intelligente”. Due le differenze chiave con il suo omologo. La prima è che Vividezza va ad agire maggiormente sui colori meno saturi, permettendo di estrarre dettagli come gli occhi azzurri di una persona ritratta. In secondo luogo, rispetta maggiormente i toni della pelle. Per questo è un alleato prezioso del ritrattista.

Iniziamo la spiegazione con un’immagine sintetica, per comprendere al meglio la sottile differenza tra i due strumenti. Consigliamo in ogni caso di fare diversi tentativi ed esperimenti, soprattutto su ritratti, per arrivare a padroneggiare entrambi.

Passo passo

1 – Saturazione

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Ecco l’effetto di questo cursore a +100. Tutte le tinte vengono saturate e sono quelle già forti a emergere maggiormente (per esempio, il rosso sulla terza riga). I primi due riquadri della prima riga, che rappresentano i toni della pelle, vengono anch’essi alterati in modo evidente.

2 – Vividezza

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Ecco invece l’effetto di Vividezza a +100. Ora, sono altre tinte a emergere: per esempio, il blu a saturazione media della seconda riga. I riquadri che rappresentano l’incarnato non cambiano drasticamente, in particolare è molto meno marcata la componente arancio.

3 – Nelle foto di paesaggio

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Il paesaggio è uno di quei generi fotografici in cui un’elevata saturazione è generalmente desiderabile. Lo strumento Saturazione è spesso preferibile, per la sua capacità di regalare effetti più intensi (qui Saturazione estrema a +100), così come per la sua capacità di arrivare, all’estremo opposto, al bianco e nero.

4 – L’effetto di Vividezza

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L’effetto di Vividezza è diverso, ma anch’esso interessante. Ricordando il punto 2, in questo paesaggio è l’azzurro del cielo ad essere il bersaglio del controllo, diventando un blu più intenso (qui Vividezza = +100), ma non oltre modo esagerato. Anche selezionare il profilo Paesaggio della fotocamera incrementa la saturazione.

5 – Nel ritratto

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Partendo da un ritratto già elaborato (a sinistra), mostriamo l’effetto che può avere un elevato valore di Saturazione sull’incarnato: sempre drastico, a volte davvero disastroso. Per esempio, a destra gli effetti di Saturazione a +100. Pur senza arrivare a tali eccessi, con Saturazione l’incarnato assume spesso una sgradevole componente rosso-arancio.

6 – Meglio usare Vividezza

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Utilizziamo invece Vividezza per ottenere un risultato più equilibrato e naturale. Anche con valori molto elevati (qui sopra, +100), i toni della pelle sono preservati. Allo stesso tempo, però, tinte originariamente meno sature, come l’azzurro degli occhi, emergono con forza. Possiamo anche usare il Pennello di regolazione per un effetto più selettivo. 

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C'è 1 commento

  • Negli ultimi anni si è registrata, a mio avviso, una vera e propria deriva del gusto fotografico in fatto di colori. Già ai tempi della pellicola in Agfa dicevano che «il colore è un’opinione». Ma, all’epoca, si parlava di sfumature: qualcuno apprezzava i verdi delle pellicole Fuji, qualcun altro l’incarnato del Kodachrome. Oggi, con la tecnologia digitale, il fenomeno ha registrato una svolta inattesa: basti guardare le foto pubblicate dai fotoamatori in rete per rendersi conto di quanto piacciano le immagini sature e contrastate. Ormai le tinte pastello ed i colori tenui sono un ricordo del passato. Anch’io – sia pure in misura limitata – mi ritengo vittima di questo cambiamento del gusto: quando guardo le mie vecchie stampe, infatti, quasi sempre le trovo “spente” ed, oggi, le rifarei diversamente.
    Io penso che il sempre crescente apprezzamento dei colori forti in fotografia sia stato causato dalla tecnologia digitale ed, in particolare, dalla sempre più diffusa abitudine di visualizzare le foto sui dispositivi elettronici che producono sensazioni visive molto diverse dall’osservazione di una stampa fotografica – per un motivo semplice: i display emettono luce, mentre la carta la riflette. E proprio la brillantezza dei monitor, probabilmente, ha finito per condizionare i nostri occhi ed il nostro cervello, dando il via al fenomeno. Il cattivo gusto ha poi fatto il resto.

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