24 Giugno 2020 di Redazione Redazione

Entrare in una macchina del tempo, assaporare il passato come fosse lì, concretamente davanti ai nostri occhi, è un po’ il sogno di tutti. Un sogno che diventa realtà grazie a chi, come Camillo Balossini, ha fatto della fotografia storica la sua professione. Da dieci anni a questa parte, Camillo è diventato un punto di riferimento per il variegato mondo della rievocazione storica, una galassia di gruppi e associazioni che “rivivono” tanto l’antichità e il Medioevo quanto epoche più “moderne” ricostruendone con cura gli abiti, gli oggetti e i momenti di vita quotidiana per poi riproporli al pubblico. Un modo originale e coinvolgente per avvicinare anche i non esperti alla Storia e, cosa certo non trascurabile, favorirne la conoscenza. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare i “segreti del mestiere” e carpire la ricetta del suo successo.

Camillo, cosa ti ha spinto a specializzarti in questo settore? La spinta l’ho trovata dentro di me perché amo la Storia in tutti i suoi aspetti. È stato naturale avvicinarmi alla rievocazione perché potevo toccare con mano quello che avevo letto sui libri. È stato allora che ho capito che la fotografia avrebbe potuto diventare una sorta di “macchina del tempo”.
Ci racconti la tua “prima volta”? È stata nel 2004 a Novara, la mia città, in occasione di una rievocazione napoleonica. Ho preso la macchina fotografica e mi sono presentato ai vari gruppi che partecipavano e via…  Dapprima ho seguito rievocazioni dedicate al Risorgimento e al periodo napoleonico. Poi pian piano ho esteso il mio interesse anche a tutte le altre epoche storiche. Nel 2010 è arrivata la grande svolta professionale: i miei primi servizi per la rivista Focus Storia. Il nome ha cominciato a girare e sono stato contattato da altre riviste: da allora ho fatto un sacco di esperienza che mi ha permesso di crescere molto.
Ritratto Secolo XIII -Balossini

Come scegli i gruppi più affidabili dal punto di vista della qualità delle ricostruzioni storiche? In questi sedici anni ho avuto la possibilità di collaborare con molte associazioni e con i rievocatori, coloro che riproducono con cura gli abiti, gli oggetti e i momenti di vita quotidiana di un certo periodo. Ho imparato a riconoscere i diversi aspetti della ricostruzione storica. Io stesso, per un periodo, sono diventato rievocatore per comprendere fino in fondo cosa vuol dire interpretare un personaggio del passato. Solo così ho potuto acquisire quelle competenze utili per scegliere i collaboratori più affidabili. Naturalmente, per ogni dubbio mi rivolgo a persone di cui ho la massima stima che sanno darmi i consigli giusti su come realizzare, nel miglior modo possibile, i miei reportage dal passato.
È un settore redditizio oppure deve ancora decollare? In genere, tra manifestazioni e set fotografici, realizzo dai tre ai cinque servizi mensili. È decisamente un settore di nicchia e quindi, economicamente parlando, non ti fa diventare ricco. Come per tutte le specializzazioni, però, se riesci a crearti un mercato e un “nome” puoi camparci bene. Perché questo settore decolli davvero credo sia necessario comprendere il valore della fotografia storica quale strumento indispensabile per divulgare in maniera più coinvolgente la Storia stessa. Credo poi che ci siano altri settori in cui la fotografia di ricostruzione storica possa dare il suo contributo: penso a quello turistico e museale, ma anche a tutte quelle attività di marketing che si richiamano genericamente alla Storia senza porre la necessaria attenzione all’aspetto filologico. La fotografia di ricostruzione storica non è assimilabile a nessun altro genere fotografico perché deve sommare molte competenze. Quando si scatta si fa riferimento a tecniche provenienti, per esempio, dal fotogiornalismo e dallo still life, che si contaminano con le suggestioni visive ed estetiche che giungono dalla pittura, dalla moda, dal cinema. Solo così è possibile restituire allo spettatore non una “idealizzazione” della Storia ma la sua “essenzialità”.
Gruppo Seconda guerra mondiale - Balossini
Veniamo agli aspetti tecnici: come ti prepari al set fotografico? Innanzitutto cerco un argomento appetibile attraverso i social, il web o altre fonti. Dopodiché contatto il gruppo che meglio si adatta al set in questione. Vestiti, armi e oggetti del quotidiano generalmente sono autoprodotti dai gruppi, in alternativa ognuno ha qualche artigiano di fiducia cui si rivolge. I rievocatori non ricevono un compenso per il lavoro sul set, il loro ritorno risiede nella visibilità che posso garantirgli con i miei servizi. Segue la scelta della location e ove possibile il sopralluogo; in alternativa mi faccio inviare alcune foto. Ai rievocatori spiego le mie esigenze fotografiche, lasciandoli invece liberi di gestire la parte storica.

Parliamo di attrezzatura… Mi affido a una Canon EOS 6D Mark II, full-frame, più quattro obiettivi che utilizzo a seconda delle inquadrature. Naturalmente, porto con me un treppiede, un flash portatile, ombrello e diffusori. In set particolarmente complessi, dove è importante la gestione della luce (naturale e artificiale), dopo aver posizionato la fotocamera sul treppiede, mi collego con il tablet a essa tramite Wi-Fi. Per me è importante avere una visione dell’inquadratura il più definita possibile per le regolazioni (composizione, luce e messa a fuoco).
Fotografi “in posa” o “in azione”? Inizialmente preferivo la foto in azione perché non avevo un’attrezzatura adeguata; inoltre avevo ancora qualche difficoltà a gestire i soggetti o un set complesso. Ora, grazie ai consigli di amici e colleghi di altri settori e a un rapporto sempre più confidenziale con i rievocatori, tendo a prediligere le foto in posa. Ciò mi permette di porre la massima cura ai dettagli di ogni scatto. Nell’approntare ogni singolo set prendo come riferimento la pittura (soprattutto quella di Caravaggio e di Rembrandt) mentre per le inquadrature e l’utilizzo della luce mi affido al cinema. Queste tre situazioni concorrono in egual misura a ricreare la giusta atmosfera di una determinata epoca. Fondamentale è che il rievocatore sia credibile: non deve atteggiarsi a modello o ad attore, ma calarsi totalmente nel suo personaggio, facendone trasparire le emozioni e i sentimenti. Quando fotografo devo poter “vedere” un legionario romano o un nobile del Cinquecento, non una persona del XXI secolo che sta semplicemente cercando di impersonarne uno.
Gruppo antichità - Balossini

Domanda secca: preferisci fotografare a colori o in bianco e nero? A colori. Ricorro al bianco e nero solo in casi particolari e comunque esclusivamente per periodi storici in cui esisteva già la fotografia. Trovo che l’uso, da parte di alcuni fotografi, del bianco e nero o del seppiato per dare quel tocco “vintage” a periodi storici più antichi dell’Ottocento sia forzato e non faccia, se posso dire, un “buon servizio” alla fotografia di ricostruzione storica. È una loro libera interpretazione e come tale va considerata, ma non mi trova assolutamente d’accordo.

Cosa consigli a chi oggi volesse provare a “fotografare la storia”? Ritengo che, al di là della tecnica fotografica e dell’esperienza che si possono acquisire con il tempo e con il desiderio di apprendere da chi ha maggiori competenze, sia molto importante il rapporto con i rievocatori. Siate cortesi verso i ricostruttori storici, dimostrate interesse verso la loro attività. Non abbiate timore a chiedere spiegazioni su ciò che fanno e sul perché lo fanno: saranno felici di essere d’aiuto. Ricordatevi che i rievocatori non sono attori né fotomodelli: può succedere che non si trovino a proprio agio di fronte all’obiettivo. In questi casi siate pazienti, lasciate perdere pose troppo sofisticate e provate a coinvolgerli nella preparazione del set. Infine, portate con voi le liberatorie per la diffusione delle immagini, da far firmare sempre a tutti coloro che verranno ripresi spiegando quale sarà l’utilizzo delle foto che scatterete: le leggi sulla privacy sono stringenti e rispettarle è fondamentale.

Camillo Balossini

Camillo Balossini
Nato a Novara nel 1963, dopo le prime esperienze come grafico nel 2005 avvia la sua attività come fotografo freelance lavorando per alcune agenzie locali e nazionali, tra cui l’Ansa. Dieci anni fa ha iniziato a dedicarsi alla fotografia storica realizzando decine di servizi per gruppi di rievocazione, seguendo i principali eventi in Italia e in Europa. Attualmente Balossini collabora con importanti riviste di settore come Focus Storia, Focus Storia Wars, BBC History Italia, Guerre e Guerrieri e fornisce i suoi scatti ad agenzie fotografiche nazionali e internazionali come Mondadori Portfolio, Bridgeman e Arcangel Images.

Per leggere l’intervista completa e per scoprire tutti i trucchi di Camillo Balossini, acquista Photo Professional #127 in edicola da venerdì 26 giugno, oppure in versione digitale qui!

Lascia un commento

qui