30 Marzo 2020 di Redazione Redazione
La fotografia di matrimoni non è più quella di un tempo. Non molto tempo fa, le coppie assumevano un fotografo professionista, che passava la giornata realizzando una precisa lista di pose formali degli sposi con parenti e amici, del bacio e del lancio del riso. C’era una “stagione dei matrimoni”: le coppie si sposavano in prevalenza in primavera ed estate e i loro fotografi erano del posto. Un incarico per una cerimonia all’esterno era virtualmente una cosa inaudita. L’avvento di Internet ha rivoluzionato questo campo così tradizionale e oggi i fotografi di matrimoni non rappresentano più un ampio settore omogeneo per stili e servizi. Si sono create nicchie di fotografia matrimoniale “di viaggio” o “di reportage” e i fotografi tendono a spostarsi di più. Lyndsey Goddard ha una clientela internazionale e per lei la “stagione dei matrimoni” non finisce mai…
Quando ti sei accorta che gli emergenti fotografi documentaristi di matrimonio stavano diventando popolari? Quando ho cominciato sapevo che stile di immagini volevo realizzare, appunto documentaristiche, ma all’epoca non ne parlava nessuno. C’erano già fotografi che lo facevano, Jeff Ascough per esempio, ma solo oggi sta diventando lo stile più diffuso. In un certo senso, tutti fanno un po’ di documentario perché non possono orchestrare l’intera giornata. Ci sono però momenti che le persone si aspettano tranquillamente possano essere orchestrati. Quando lavori solo in stile documentaristico, invece, non intervieni su niente.

Quindi devi essere pronta ad affrontare quello che succede? Sì, assolutamente. Solo che ci sono comunque istanti dell’evento che devi catturare, per esempio i momenti classici... Non tutti i matrimoni sono uguali, ma, in ogni caso, i momenti chiave sono l’ingresso della sposa, lo scambio delle fedi, il bacio, l’uscita, il riso o i coriandoli. Sono tutti “must have”, ma non significa che devi catturarli rispettando i cliché, puoi sempre metterci il tuo tocco. Una mia foto abbastanza famosa [qui sotto – ndr] mostra lo scambio di anelli di una coppia – e dietro di loro c’è una delle piccole damigelle che è proprio crollata! Ho scelto di mettere a fuoco la bambina, gli sposi si vedono ma sono sfuocati.
Scambio dell'anello

Il momento in cui lo sposo infila la fede al dito della sposa può essere cruciale in un matrimonio, ma qui la bimba ruba la scena.


Da quanto tempo lavori a livello professionale? Full-time, da dieci anni. Ho fotografato il mio primo matrimonio nel 2003, poi c’è stata una pausa e ho ricominciato di nuovo nel 2006, 2007 e 2008, ma solo per gli amici. Da lì tutto è cresciuto esponenzialmente, ho capito che poteva essere un’attività a tempo pieno e ho rinunciato a tutte le altre.
Come è nato il tuo interesse per la fotografia? Ne sono sempre stata appassionata. Mio papà è un bravo fotografo, specializzato soprattutto in ornitologia. Mi ha regalato la prima fotocamera quando avevo più o meno tredici anni: era una Olympus OM-10 e la usavo per ritrarre i miei compagni di scuola.
Sul tuo sito sottolinei che preferisci restare vicina alle persone e a tutto quello che succede nel gran giorno… Mi nascondo in bella vista! Se usi un teleobiettivo e ti mimetizzi dietro le siepi, le persone ti vedono e hanno come l’impressione che tu stia cercando di spiarle, di coglierle in fragrante, e si proteggono. È controintuitivo, ma per non essere invadente devi stare in mezzo agli invitati, in piedi fianco a fianco, devi guardarli negli occhi, ascoltare le battute e le storie.
Il tacco e il velo

Il momento quasi inevitabile in cui il tacco di una damigella si impiglia nel velo della sposa, perfettamente composto contro un bellissimo fondale.

Quali sono le informazioni essenziali di cui hai bisogno per prepararti? Quando ricevo una richiesta, invio agli sposi il mio tariffario e un link a una pagina del mio sito in cui descrivo il mio approccio. Voglio essere il più trasparente possibile riguardo quello che offro, perché devo essere la scelta giusta per loro, e loro per me. Includo anche link ai miei post “best of” degli anni precedenti, con le mie immagini preferite di ogni anno, che credo mostrino qual è il mio stile in modo diretto e conciso.
Cerchi anche di incontrare le coppie? Non sempre vedo gli sposi prima del gran giorno, non sempre è logisticamente possibile, a volte vivono troppo lontano. Trovo però sempre modo di parlare con loro, via FaceTime o al telefono. Quello che voglio da loro è un’idea di massima del programma della giornata. Mi serve sapere cosa succederà e dove, l’orario dei discorsi, cose particolari di cui devo essere a conoscenza. A parte questo, non ho bisogno di altro perché non lavoro con una lista di scatti. Più regole e restrizioni mi impongono e più diventa difficile. Quando qualcuno mi dice “Ci piace il tuo stile, ci fidiamo, fai tu”, è perfetto: ci siamo trovati.
Naturalmente, il meteo gioca un ruolo importante, anche per la luce: come gestisci l’illuminazione? Con la sola luce disponibile. Uso il flash durante i balli ed è l’unico momento in cui lo tiro fuori. A quel punto è probabile che ci siano luci da discoteca e ogni genere di luce strana, quindi un lampo in più non cambia le cose. Non lo userei mai durante la cerimonia o i discorsi perché distruggerebbe immediatamente l’intimità di quel momento privato.

Quali obiettivi preferisci? Il mio obiettivo più usato è il 24-70 mm f/2.8. A ogni matrimonio ho al collo due fotocamere, una con il 24-70 mm e l’altra con un 85 mm f/1.8: sono i miei due obiettivi standard. In borsa ho anche il 135 mm, che può aiutarmi a uscire da situazioni difficili, grandi sale da cerimonia, discorsi. E ho anche il 35 mm f/1.4 perché può essere carino sulla pista da ballo, se scatti a diaframma aperto contro le luci: ottieni un effetto etereo e mi piace il mix di luce ambientale e flash.
Quali sono i cambiamenti più importanti che hai visto nel mercato da quando lavori come professionista? Credo che oggi le coppie siano più incline a dare una propria impronta al loro matrimonio, quindi tutti quelli che seguo sono unici e personali. Possono scegliere il fotografo in tutto il Web, non sono più limitati all’area locale. Possono cercare qualcuno che sentono racconterà la loro storia in uno stile che corrisponde ai loro desideri. Oggi i fotografi viaggiano. Conosco colleghi che hanno girato dappertutto. Prima di Internet le persone cercavano qualcuno di zona: alle coppie bastava sfogliare le Pagine Gialle.
Grattatina

Sempre pronta a catturare l’inaspettato, Lyndsey ha colto l’istante di una coccola… di contrabbando.


Vieni contattata tramite Instagram? Moltissime persone si mettono in contatto via Instagram. È lo stesso principio: pubblico quello che voglio mostrare, che è quello che voglio fotografare. Parlo su Instagram come parlerei sul sito. Sento di dover parlare con la mia voce, così le coppie possono a loro volta sentire che quello che leggono sono le stesse cose che direi loro al telefono o di persona.
Ci sono matrimoni che ti sono rimasti in mente, dove credi di aver fatto qualcosa di eccezionale? Credo che il matrimonio in India sia quello che ricordo di più, perché è stato così diverso da qualsiasi cosa avessi mai fatto. Non perché era una cerimonia indiana: ne ho fotografate diverse in Gran Bretagna. Ma era un evento piccolo per lo standard indiano, appena un centinaio di invitati, ed è durato tre giorni, culminando in una cerimonia al tramonto in un hotel tra le sabbie del deserto del Rajasthan. Hanno portato nel mezzo del deserto tutti gli ospiti, al buio, a lume di torce e candele e a dorso di cammello, per un’enorme festa: è stato speciale.
Notti indiane

Un’ambientazione mozzafiato per un matrimonio al tramonto a Mihir Gahr, Rajasthan, India.

Più fotografia di viaggio che di nozze? Un po’. In un matrimonio normale, sono presente per dodici ore, sto tra le persone e cerco di raccontare tutte le storie, certo, ma passare tre giorni con tutti loro ha significato entrare davvero sotto la pelle.
In quali altri Paesi hai lavorato? Ho fotografato matrimoni in Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Polonia.
Ci sono accessori che porti sempre a un matrimonio? Ho la doppia tracolla Holdfast Money- maker: è una specie di bandoliera/bretella/fondina di pelle con le due fotocamere attaccate. È l’unico modo per non avere mal di schiena il giorno do- po, perché lascia rilassare le spalle. Con le normali tracolle hai sempre le spalle in tensione perché hai paura che le fotocamere possano scivolare, invece con questa sono sicure. Ho anche un flash e una piccola unità luce video che posso sia reggere a mano libera sia montare sulla slitta a contatto caldo.

Qual è il miglior consiglio che potresti dare a qualcuno che volesse sfondare in questo mercato? Scattare, scattare e continuare a scattare. Quando ero all’inizio, qualcuno mi ha detto “Non stai fotografando abbastanza”. Andate agli eventi di famiglia e fotografateli. Andate ai battesimi, ai compleanni. Se volete lavorare in stile documentaristico, fotografate tutti gli eventi simili ai matrimoni.
Discorsi troppo lunghi

Per almeno un’ospite di questa cerimonia a Rye Town Hall, East Sussex, i discorsi si sono dimostrati un po’ troppo lunghi.


A che punto pensi “La cerimonia è finita, questo è l’ultimo scatto”? È bello restare tutta la sera sulla pista da ballo e spesso rimango proprio fino alla fine. Poi, quando penso di aver raccontato tutta la storia, chiudo con uno scatto del locale da fuori, o di una finestra con le luci accese all’interno.
O di qualcuno addormentato su una sedia? Certo, anche quello!

Lyndsey Goddard

Lyndsey Goddard
Lo stile fotografico di Lyndsey l’ha portata a vincere il premio della National Wedding Industry britannica nel 2017. Nel 2016 era già stata nominata miglior fotografa documentarista di matrimoni dalla Wedding Photojournalist Association per la Gran Bretagna, qualificandosi poi undicesima a livello globale. Negli ultimi quattro anni è sempre stata inclusa tra i “50 Best Wedding Photojournalists in the World”. Prima di lavorare come fotografa, Lyndsey ha studiato arte e si è diplomata in fotografia al London College of Printing and University of the Arts. Oggi  fotografa matrimoni tutto l’anno in tutto il mondo. http://www.lyndseygoddard.com

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