9 Giugno 2021 di Andrea Rota Nodari Andrea Rota Nodari

Un viaggio in Sicilia diventa l’occasione per scoprire tutti i segreti delle lunghe esposizioni. Vediamo cosa succede quando applichiamo questa tecnica in due situazioni particolari.

Lunghe esposizioni #2: quando tira il vento…

Se capita di incontrare il vento, soprattutto molto forte (come è accaduto più volte a noi in Sicilia), il mosso è sempre in agguato, anche montando la reflex sul più robusto dei treppiedi. Oltre ad accorciare le sezioni più sottili, se il nostro modello ce lo permette, ampliamo il raggio di apertura delle gambe agendo sull’apposito selettore.

Alcuni treppiedi hanno un gancio a un’estremità della colonna centrale cui possiamo attaccare la borsa dell’attrezzatura (o un sacchetto pieno di sassi se per esempio il kit dovesse rischiare di bagnarsi in riva al mare) in modo che funga da “zavorra”.

… E quando fuori è buio

Se la luce è scarsa, la composizione attraverso il mirino oppure lo schermo LCD potrebbe diventare difficile se non impossibile. Infatti, tutto apparirà scuro o completamente nero. Inoltre, in queste condizioni, il sistema AF potrebbe non riuscire a mettere a fuoco, neppure con l’anteprima via Live View.

Se comunque per raggiungere il tempo necessario a ottenere l’effetto desiderato ci occorrerà ancora il filtro ND, smontiamolo provvisoriamente, componiamo l’immagine, mettiamo a fuoco e, al termine dell’operazione, impostiamo il sistema AF su Manuale affinché non si muova dalla sua regolazione. Misuriamo quindi la luce calcolando l’esposizione sulla base di questa lettura (usando una tabella di conversione o un’app per smartphone) e impostiamo i tempi in manuale. Infine, rimontiamo il filtro per lo scatto.

Se il risultato non dovesse soddisfarci, riproviamo con altri parametri di ripresa. La parola d’ordine per le lunghe esposizioni, soprattutto per chi è agli inizi, è “sperimentare”!

Lunghe esposizioni: attenzione a dove mettiamo i piedi

lunghe esposizioni

© Andrea Rota Nodari

Sul piccolo display della reflex, l’immagine della silhouette di questo mulino al tramonto nelle saline di Marsala appare perfettamente a fuoco. Ma è sufficiente ingrandirla al 100% (facciamolo sempre dopo uno scatto, se ne abbiamo il tempo) per notare che la nitidezza è piuttosto scarsa. Cos’è successo?

Considerando che abbiamo montato la fotocamera sul treppiede e azionato l’otturatore con l’autoscatto per evitare il mosso allo scatto, la risposta va cercata… abbassando gli occhi. Controlliamo infatti su che tipo di suolo abbiamo appoggiato i piedi del cavalletto.

Se è troppo morbido, è possibile che durante l’esposizione (anche di pochi secondi soltanto) il peso dell’attrezzatura abbia fatto affondare il treppiede nel terreno di qualche millimetro. Quanto basta per rendere la foto poco nitida! Ripetiamo dunque lo scatto cercando un fondo più duro, come la terra battuta o la roccia.

 

Leggi anche Tutti i segreti delle lunghe esposizioni #1

Lascia un commento

qui