Va a Nicolò Filippo Rosso l’Eugene Smith Fund Grant, prestigioso riconoscimento assegnato ogni anno ai fotografi il cui lavoro è giudicato da una giuria di esperti come nella migliore tradizione della pratica fotografica documentaria esibita da W. Eugene Smith durante i suoi quarantacinque anni di carriera nel fotogiornalismo. Quest’anno, la sovvenzione è stata nuovamente presentata a cinque beneficiari, ciascuno dei quali ha ricevuto 10.000 dollari per continuare i propri progetti.
Il riconoscimento arriva per il progetto Exodus, già premiato nell’ambito del World Report Award | Documenting Humanity, concorso di fotogiornalismo promosso dal Festival della Fotografia Etica di Lodi e sostenuto da FUJIFILM Italia. Gli scatti di Nicolò Filippo Rosso, insieme a quelli degli altri vincitori del concorso, potranno essere ammirati a Palazzo Barni a Lodi fino al 24 ottobre.
A Nicolò Filippo Rosso l’Eugene Smith Fund Grant
Ha dichiarato il fotografo: «Ero con mia madre al Festival della Fotografia Etica quando ho ricevuto la notizia dello Smith Grant. Di tutti i premi che si potevano ricevere, lei sapeva quanto significasse per me questo riconoscimento. La tradizione della fotografia umanistica dell’Eugene Smith Memorial Fund mi ha sempre ispirato e sono onorato di avere l’opportunità di continuare a lavorare al progetto Exodus grazie a questo importante supporto».
«Spero che questo riconoscimento porti più attenzione alla lotta di tante persone costrette a fuggire dalle loro case in tutto il mondo e ispiri azioni per ridurre la povertà e la violenza in America Latina, tra le principali cause della migrazione».
Il progetto Exodus
In America Latina, la mancanza di opportunità di lavoro, l’accesso all’istruzione, la corruzione politica e l’impunità persistono da generazioni, alimentando un circolo di violenza e sfollamento che è sia il sintomo sia la causa di una società disgregata.
Per quattro anni Nicolò Filippo Rosso ha percorso rotte migratorie documentando il viaggio di rifugiati e migranti dal Venezuela alla Colombia e dal Centro America al Messico e agli Stati Uniti. Seguendo bambini, adolescenti e donne incinte e in allattamento di diversi paesi, ha visto innumerevoli storie di perdita fondersi in un’unica narrazione attraverso gli occhi dei migranti più vulnerabili: quelli che nascono, crescono e muoiono in movimento.
Decenni di guerra civile, povertà o violenza rendono difficile per i migranti trovare condizioni migliori di quelle da cui fuggono. Attraversando terre di confine controllate da bande e gruppi ribelli, le persone sono esposte alla tratta e al reclutamento. Alcuni non raggiungono mai la loro destinazione. Altri continuano a spostarsi, spesso a piedi, sperando di trovare un luogo dove iniziare un nuovo capitolo della loro vita.