26 Giugno 2020 di Redazione Redazione
26 giugno 1963: il presidente statunitense John F. Kennedy, in visita a Berlino Ovest, pronuncia uno dei discorsi più celebri – non solo del suo mandato ma della storia del Novecento: «Duemila anni fa l’orgoglio più grande era poter dire “civis Romanus sum”. Oggi, nel mondo libero, l’orgoglio più grande è dire “Ich bin ein Berliner”… Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole “Ich bin ein Berliner!”».
A meno di due anni dall’edificazione del Muro che, fino al 9 novembre 1989, avrebbe reso Berlino Ovest una enclave all’interno della Repubblica Democratica Tedesca, Kennedy decise di visitare la città e far risuonare la sua voce a sostegno dei berlinesi dell’Ovest. Allo stesso tempo, il suo fu un duro attacco al comunismo e all’Unione Sovietica che, di fatto, controllava la Germania dell’Est e impediva qualsiasi contatto tra Berlino Ovest e il resto della Repubblica Federale di Germania. Kennedy tenne il suo celebre discorso di fronte a un’immensa folla nella piazza antistante il Municipio di Schöneberg, Rudolph-Wilde-Platz, oggi ribattezzata John-F.-Kennedy- Platz. Una targa ricorda le parole pronunciate quel giorno, parole che richiamano il diritto alla libertà e che suonano tristemente attuali, a quasi sessant’anni di distanza: “Consentitemi di chiedervi, come amico, di alzare i vostri occhi oltre i pericoli di oggi, verso le speranze di domani, oltre la libertà della sola città di Berlino, o della vostra Germania, per promuovere la libertà ovunque, oltre il muro per un giorno di pace e giustizia, oltre voi stessi e noi stessi per tutta l’umanità. La libertà è indivisibile e quando un solo uomo è reso schiavo, nessuno è libero”.

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