21 Aprile 2020 di Giovanni Pelloso Avatar
Considerata tra le più grandi fotografe del Novecento, insieme a Inge Morath si contende il primato di essere la prima donna a entrare in Magnum Photos, l’agenzia parigina fondata da Robert Capa nel 1947. A chiamarla, nel 1951, fu Henri Cartier-Bresson colpito dai suoi scatti newyorkesi – le immagini raccontavano le sfilate nel quartiere afroamericano di Harlem –. Riconosciuto tra i suoi reportage più toccanti, A baby’s first five minutes è la storia per immagini dei primi cinque minuti di vita dei piccoli nati al Mother Hospital di Port Jefferson. Capace di grandi reportage di viaggi, in egual misura riusciva a cogliere con freschezza e intensità i volti dei personaggi del mondo del cinema americano. Famosa rimane la serie dedicata a Marylin Monroe. Riguardo a questa professione, ebbe a dire: «Paradossalmente penso che il fotografo debba essere un dilettante nel cuore, qualcuno che ama il mestiere. Deve avere una costituzione sana, uno stomaco forte, una volontà distinta, riflessi pronti e un senso di avventura. Ed essere pronto a correre dei rischi». A lei è riconosciuta una straordinaria potenza espressiva e, al contempo, una delicata sensibilità al servizio della fotografia.

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