13 Giugno 2019 di Redazione Redazione

In anteprima europea, il MAST di Bologna ospita Anthropocene, mostra multidisciplinare che indaga l’impatto dell’uomo sul pianeta attraverso le straordinarie immagini di Edward Burtynsky, i filmati di Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier e installazioni di realtà aumentata. L’esposizione, curata da Urs Stahel, Sophie Hackett e Andrea Kunard, è frutto della collaborazione fra i tre artisti, durata quattro anni, con l’obiettivo di documentare l’indelebile impronta umana sulla Terra: dalle barriere frangiflutti edificate sul 60% delle coste cinesi alle ciclopiche macchine costruite in Germania, dalle psichedeliche miniere di potassio nei monti Urali in Russia alla devastazione della Grande barriera corallina australiana, dalle vasche di evaporazione del litio nel deserto di Atacama alle cave di marmo di Carrara e a una delle più grandi discariche del mondo in Kenya. Spiega Urs Stahel: «Burtynsky documenta questo proliferare di interventi a danno della natura, sempre più invasivi, e lo fa attraverso la forza essenziale delle sue immagini e lo sguardo attento susimmetrie, figure circolari,griglie e linee geometriche pure. Le opere di grande formato sono un crescendo di forme e colori e sono affiancate al materiale filmico, realizzato da Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier, caratterizzato da inquadrature e tagli che si fondono con l’effetto coinvolgente e crudo delle immagini al rallentatore. L’osservatore viene catturato e affascinato esattamente come avviene, per un ascoltatore, con la Quinta Sinfonia di Beethoven». Parte integrante della mostra il docufilm ANTHROPOCENE: The Human Epoch, codiretto dai tre artisti.

 

Immagine in evidenza Uralkali Potash Mine #4, Berezniki, Russia 2017 © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan /Nicholas Metivier Gallery, Toronto

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