3 Maggio 2019 di Vanessa Avatar

Ecco due libri fotografici assolutamente da avere

A Google Wife: A Google Wife di Olga Bushkova è un racconto per immagini della sua quotidianità. Questa, come le vite di tutti noi, scorre inesorabile per lo più attraverso episodi apparentemente insignificanti: un caffè, dei tavoli, delle sedie, alcune amiche con i bambini o semplici conversazioni. Sullo sfondo, come in uno storyboard di un film, la storia di Olga, una giovane donna che ha seguito suo marito ingegnere di Google dalla Russia in Svizzera. Qui la giovane russa deve adattarsi a una nuova cultura, a una lingua sconosciuta cercando di superare quel senso di solitudine. Nulla di apparentemente grande o importante accade nelle immagini. Eppure, osservandole con attenzione, si percepiscono piccoli cambiamenti e differenze che, come in un diario personale, piano piano ci conducono a conoscere e ad affezionarci alla storia della protagonista attraverso i suoi diversi stati d’animo

Alec Soth I know how furiosly your heart is beating: Alec Soth insieme alla casa editrice inglese MACK ha pubblicato, lo scorso marzo, il suo nuovo progetto inedito, attualmente in mostra in quattro diverse città come New York, San Francisco, Minneapolis e Berlino. I know how furiosly your heart is beating  – questo il titolo – prende il nome da un passaggio della poesia The Grey Room  di Wallace Steven e si presenta come un’esplorazione lirica dei limiti della rappresentazione fotografica. Il lavoro si compone di immagini a colori di grande formato realizzate in tutto il mondo. Diversamente dai precedenti lavori, gli scatti non riguardando un luogo o una popolazione in particolare. «Dopo la pubblicazione del mio ultimo libro sulla vita sociale in America, Songbook  – racconta Soth –, e una retrospettiva dei miei quattro grandi progetti americani riuniti in Gathered Leaves , ho passato un lungo periodo di ripensamento sul mio processo creativo. Per oltre un anno ho smesso di viaggiare e fotografare persone. Ho fatto appena qualche scatto. Quando sono tornato alla fotografia, volevo spogliare il mezzo spingendolo verso i suoi elementi primari. Piuttosto che cercare di fare una sorta di narrativa epica sull’America, volevo passare semplicemente del tempo a guardare le altre persone e, si spera, a dare una breve occhiata alla loro interiorità»

 
 

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