Caffè Moak, attraverso il concorso internazionale di fotografia Fuori Fuoco, sostiene la cultura e i giovani talenti.

14 Luglio 2022 di Giovanni Pelloso Avatar

Attraverso il concorso internazionale di fotografia Fuori Fuoco, Caffè Moak prosegue nel suo impegno nell’ambito della cultura volto a favorire percorsi di ricerca e di crescita. Una mission che l’azienda di Modica persegue sin dalla sua fondazione nel 1967.

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L’intervista alla direttrice marketing di Caffè Moak

Abbiamo incontrato Annalisa Spadola, direttrice marketing di Caffè Moak, che, insieme al fratello Alessandro (CEO), guida un marchio globale nel mercato del caffè presente in oltre cinquanta Paesi. A lei abbiamo chiesto di raccontarci il contributo di Caffè Moak nella costruzione della bellezza in forma testuale e visiva, e il loro desiderio di dar evidenza a una vita di emozioni, a uno sguardo colmo di meraviglia e di stupore.

Quando nasce e perché la vostra azione di sostegno alla cultura e ai giovani talenti?

«Partiamo dal fatto che non ci siamo inventati nulla. Il caffè ha sempre avuto un legame con gli ambienti creativi, della cultura, dell’arte e della filosofia. Basti pensare ai caffè letterari. Con queste premesse abbiamo voluto dar vita a un progetto nel desiderio di offrire, nel nostro piccolo, un contributo nel mondo della cultura. Purtroppo in Italia si investe poco nell’arte, come nella scuola, e con rammarico ne constatiamo i risultati. Vent’anni fa mi fu chiesto di sponsorizzare un corso di scrittura creativa e in quella occasione espressi all’organizzazione il desiderio di veder prodotto un racconto sul caffè con l’idea di premiare i migliori talenti.

Fu a tal punto una bella esperienza che l’anno successivo sviluppammo un’iniziativa di carattere nazionale, attivando una macchina organizzativa con un comitato promotore. L’idea, sin dall’inizio, è stata di indicare un tema specifico, il caffè, rendendoci conto che questo elemento caratterizzante contribuiva a distinguere l’iniziativa rispetto agli altri concorsi letterari senza incidere sulla libertà creativa, viste le storie più disparate che nel tempo sono state prodotte.

Il caffè si consuma ovunque, sebbene in modalità diverse – all’estero non troviamo il nostro espresso –; il caffè unisce culture differenti. Quest’anno abbiamo festeggiato i vent’anni del concorso con un’edizione speciale».

Caffè Moak

Quando la fotografia si inserisce in questo percorso?

«Dopo qualche anno del Caffè Letterario abbiamo ideato il concorso Corto Moak. Avendo una grande passione per la cinematografia, ho voluto pensare a questo evento parallelo che per sette edizioni ha premiato il miglior cortometraggio sul caffè.

A un certo punto ci siamo interrogati sul fatto che, desiderando promuovere la giovane creatività, la produzione di un’opera di questo tipo spesso comporta l’insorgere, per chi la realizza, di difficoltà in termini di spese economiche e risorse tecniche. Abbiamo quindi scelto la macchina fotografica in quanto risulta un mezzo sicuramente più accessibile e democratico».

Con Fuori Fuoco Moak si festeggia quest’anno l’ottava edizione. Un bilancio senz’altro positivo viste la partecipazione e la qualità del racconto.

«Quello che ha unito in questi anni sia Caffè Letterario che Fuori Fuoco è che risultano una sorta di istantanea dei nostri tempi. Ci sono stati anni in cui si poteva rintracciare un tema sociale ricorrente, espressione del sentire della società civile. Penso, per esempio, al femminicidio, agli attentati. Al di là del focus, il caffè, declinabile in mille aspetti e fantasie, ogni proposta è ben accetta. In questo siamo stati sempre molto delicati, non avendo mai voluto forzare la mano all’autore rispetto a un utilizzo dell’immagine a fini commerciali o pubblicitari».

C’è un obiettivo particolare che caratterizza l’edizione del contest?

«Il nostro primo obiettivo è di realizzare un concorso che aiuti concretamente l’espressione del talento – non facendone una mera condizione anagrafica –. Abbiamo voluto, in sintonia con il concorso, attivare anche un momento di reale confronto con reporter di fama internazionale. Penso ai fotografi dell’Agenzia Magnum e di Contrasto.

A questo proposito, Lorenzo Meloni, noto per le sue immagini pubblicate su The Telegraph, TIME, Le Figaro, oltre a essere, con nostra grande felicità, il presidente di giuria dell’edizione 2022 sarà anche il protagonista di un workshop a Roma in autunno».

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