di Alice Caracciolo
Nata a Verbania nel 1981, Carlotta Cardana è laureata in Teatro e Arti della Scena presso l’Università di Torino e diplomata presso l’Istituto Italiano di Fotografia a Milano. Lavora come freelance per note testate giornalistiche a Buenos Aires, Città del Messico e Londra, dove tuttora divide il suo tempo tra commissioni e progetti personali. La sua ricerca indaga i temi della costruzione dell’identità, il senso di appartenenza a “sub-culture” e l’idea di comunità.
Leggo dalla tua biografia che ti sei avvicinata alla fotografia durante un’esperienza lavorativa come producer in una circus academy. Mi incuriosisce sapere come quell’impiego abbia determinato la tua scelta di diventare una fotografa.
«La fotografia è sempre stata una mia passione, ma non avevo mai pensato che potesse diventare la mia professione fino a quando, durante gli anni dell’università a Torino, iniziai a lavorare in un’accademia di circo contemporaneo. La cosa che più mi piaceva di quel lavoro era la possibilità di documentare gli spettacoli e ritrarre gli artisti dietro le quinte. Così, una volta finiti gli studi universitari, decisi di lasciare il circo e di studiare fotografia per imparare le basi del mestiere».
La tua recente ricerca esplora le tematiche relative ai fenomeni di appartenenza a “subculture” e comunità; perché hai scelto di esprimerti maggiormente attraverso l’uso del ritratto?
«La fotografia di ritratto permette di creare un legame personale con un altro individuo più di ogni altro genere fotografico. Attraverso il ritratto instauro un dialogo con i miei soggetti, posso conoscerne il vissuto e creare uno scambio: questo mi arricchisce personalmente e mi aiuta a crescere come essere umano».
«Vivo la fotografia come strumento di apprendimento, come lasciapassare verso situazioni altrimenti di difficile accesso» Carlotta Cardana
The Red Road Project indaga l’essere un nativo americano nella società contemporanea, subcultura sopravvissuta a uno degli eventi più tragici della storia americana. L’intenzione del progetto è di evidenziare gli aspetti positivi di tale cultura che troppo poco spesso hanno avuto opportunità di emergere. Da cosa ha tratto ispirazione la tua ricerca? Cosa hai trovato e provato in quei luoghi?
«Il progetto nasce da un rapporto di amicizia ventennale con Danielle SeeWalker, originaria del South Dakota. Danielle mi ha sempre raccontato storie e tradizioni della sua famiglia e della cultura Lakota, alla quale appartiene; i suoi racconti si discostavano molto dall’immaginario comune della cultura indigena degli Stati Uniti, che spesso ricade nell’idea del “buon selvaggio” o nel romanticismo. Questa discrepanza è ciò che ci ha motivate a iniziare il lavoro. In quei luoghi ho avuto la fortuna di incontrare persone che hanno molto da insegnare su concetti come l’umiltà, la resilienza, l’integrità, l’armonia, la forza».
The Fourth Freedom, un lavoro estremamente attuale, ritrae la drammatica situazione che i giovani italiani vivono nei confronti del mondo del lavoro, tutti quei giovani che poi decidono di espatriare per cercare fortuna. Una situazione che ti appartiene, perché anche tu lavori stabilmente a Londra. Rispetto alle esperienze maturate sino a ora, ritieni che tale scelta sia senza ritorno o vedi una possibilità futura di poter lavorare bene nella tua terra d’origine?
«Quando ho lasciato l’Italia non cercavo fortuna, ma volevo confrontarmi con realtà diverse, provare nuove esperienze e avere altri stimoli. La situazione sociale/economica/politica italiana non ha influenzato la mia scelta. Molti giovani lasciano l’Italia, ma tanti altri tornano con un bagaglio di esperienze e competenze da investire nella creazione di nuove realtà nella loro terra d’origine. Pensare che andarsene sia una scelta senza ritorno vorrebbe dire non avere fiducia né speranza nel futuro. Io, fortunatamente, abbondo di entrambe».
Modern Couples è un lavoro sulla comunità Mod londinese, sottocultura nata in Gran Bretagna negli anni Sessanta e che ancora oggi ha proseliti anche se su scala più piccola. Guardando i tuoi scatti sembra di essere proiettati in un’atmosfera fuori dal tempo. Mi chiedevo quanto queste coppie realmente si sentano parte della cultura che alimentano o se sia solo una volontà di evadere dalla quotidianità del nostro tempo.
«Le coppie che ho ritratto si sentono parte della cultura contemporanea e la loro passione per un’epoca passata non ha niente a che vedere con il voler evadere dalla quotidianità del nostro tempo, che vivono pienamente. Comprare abiti da sarti o in negozi di seconda mano è una scelta di vita, volta a rivalutare l’artigianato, stimolare l’economia locale ed evitare di alimentare un sistema economico basato sul consumo eccessivo. L’appartenere alla comunità Mod è un modo per esprimere la propria diversità dalla cultura e dalla mentalità predominante».
Biografia
Carlotta Cardana (Verbania, 1981) è una fotografa freelance residente a Londra. Dopo aver ottenuto la laurea in Teatro e Arti della Scena presso l’Università degli Studi di Torino frequenta l’Istituto Italiano di Fotografia a Milano. Nel 2007 si trasferisce a Buenos Aires, dove rimane vari mesi per documentare leconseguenze della crisi del 2001. Nel 2008 si sposta a Città del Messico, dove comincia a lavorare come freelance in ambito editoriale.
Nel 2011 si trasferisce a Londra, dove ora divide il suo tempo tra lavoro commissionato per clienti quali The New York Times T Magazine, Marie Claire, GQ, L’OBS, The Times…e progetti
personali.
Dopo essere tornata a vivere in Europa, sviluppa The Fourth Freedom, un progetto sui giovani Italiani che hanno lasciato l’Italia per un altro paese della Comunità Europea, esaminando la loro reazione alla crisi economica degli ultimi anni e il loro senso di appartenenza nazionale. Tra il 2012 e il 2014 realizza Modern Couples, una serie di ritratti a coppie che appartengono alla scena Mod britannica, una subcultura che apparse verso la fine degli anni ’50 ed esplose negli anni ‘60. Più che allo stile delle coppie, la fotografa è interessata alla costruzione dell’identità collettiva come subcultura e dell’identità personale all’interno
di una vita di coppia. Con questo progetto Carlotta Cardana è stata nominata “Discovery of the Year” ai Lucie Awards del 2013 e la serie è stata premiata, esposta e pubblicata a livello
internazionale. Il suo lavoro più recente, The Red Road, esplora come la popolazione indigena degli Stati Uniti viva in un sottile equilibrio tra tradizione e modernità.