5 Ottobre 2019 di Vanessa Avatar

Cassazione: se il fotografo perde le foto del matrimonio non si ha diritto al risarcimento

La Cassazione ha negato il risarcimento da danno esistenziale a una coppia di sposi che ha chiamato in causa il fotografo, colpevole di aver smarrito l’intero servizio fotografico. Secondo la Corte le foto del matrimonio, pur essendo importanti, non comportano un diritto di rango costituzionale alla loro conservazione: se le foto vanno perse, gli sposi non possono citare in giudizio il fotografo perchè venga condannato al risarcimento del cd. danno esistenziale; gli sposi infatti non possono dire di essere stati ” privati del ricordo di un evento di particolare importanza” La vicenda vede coinvolta una donna romana, Luana O., che ha citato in giudizio un atelier fotografico colpevole di aver perso tutti gli scatti del giorno del matrimonio, scambio delle fedi incluso. In primo grado il Giudice ha condannato l’atelier a risarcirle i danni “derivanti dalla mancata consegna del servizio fotografico”; e difatti per il giudicante, l’atelier era “totalmente inadempiente” agli obblighi del contratto. Sempre in primo grado sono stati riconosciuti anche i danni non patrimoniali “da qualificare come danno morale ed esistenziale“, ritenendo che la mancanza delle fotografie “incidesse negativamente sulla vita di Luana per l’impossibilità di rivivere nel tempo le emozioni del matrimonio attraverso il servizio“. Nel 2016 la Corte di Appello riforma in parte la sentenza e conferma esclusivamente  il risarcimento per l’importo del servizio fotografico, stabilendo che i danni non patrimoniali, riconosciuti in primo grado, non erano dovuti non trattandosi di interessi costituzionalmente garantiti. Secondo la sposa, l’atelier ha leso il suo “diritto alla memoria o al ricordo“, ricollegato al diritto all’identità personale ex art. 2 della Costituzione. qualificandosi l’evento nozze come “non ripetibile e di notevole importanza personale“. La Cassazione, decidendo in via definitiva non accetta tale tesi: “pur trattandosi di una situazione certamente in grado di creare turbamenti d’animo il danno subito non è così grave da incidere su interessi di rango costituzionale“.
Finale amaro per gli sposi: condannati anche a pagare 3.200 euro di spese legali.

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