28 Aprile 2019 di Vanessa Avatar

Sebbene la maggior parte dei vacanzieri italiani preferiscano di gran lunga dotarsi di pinne, fucile ed occhiali, sono moltissimi i devoti della montagna. Nella loro valigia, accanto agli scarponi, non può mancare una macchina fotografica: i paesaggi naturali sono spesso meravigliosi. Una delle difficoltà maggiori non è trovare i soggetti, né fare buone foto, come vedremo: è quella di trasportare la strumentazione, visto che oltre a obiettivi, schede e batterie di ricambio, è consigliatissimo l’uso del treppiede. Altra zavorra nello zaino. Madre natura, lassù, offre dei soggetti impareggiabili. Scenari da restare senza fiato, non solo per il poco ossigeno. Paesaggi meravigliosi, sempre diversi a seconda del momento della giornata e delle condizioni atmosferiche. Nelle lunghe sessioni di trekking si presentano anche altri soggetti niente male, come fiori rari e animali selvatici. Ottimi per dei “close-up”: le inquadrature strettissime, a tutto zoom, con lo sfondo naturale sfumato al punto giusto. Foto di sicuro effetto, che non comportano particolari difficoltà. Da non sottovalutare, anche in ambienti quasi del tutto incontaminati, il contributo dell’uomo: a volte le baite, le casette circondate dal verde, sono incantevoli.
Particolare attenzione è richiesta dall’acqua, in tutte le sue forme. Meno problematico il soggetto fiume o lago, anche se in quest’ultimo caso occorre stare attenti ai riflessi; più difficile “affrontare” un ghiacciaio o le distese di neve: il riflesso della luce spesso è difficile da gestire, e si rischia la sovraesposizione. In questo caso molte macchine, dalle reflex alle compatte, ci aiutano con un programma fatto apposta. Se vogliamo immortalare una cascata, meglio allungare i tempi di posa. Più si sale in quota, più aumenta la percentuale di raggi ultravioletti che conferiscono alle immagini una forte dominante azzurrina. I filtri UV o Skylight, in vendita nei negozi di fotografia attorno ai 15 euro, la riducono.

Immortalare i meravigliosi paesaggi alpini, la flora e la fauna d’alta quota

Quando si acquista una fotocamera reflex, conviene sempre comprare un filtro. Se non altro per proteggere l’obiettivo da polvere e intemperie. In montagna però è meglio dotarsi di un filtro specifico, polarizzatore, per migliorare le riprese. È un filtro formato da due vetri polarizzati ortogonalmente, uno dei quali può ruotare sull’altro. Con questa rotazione si elimina parte della luce che illumina la scena, fin quasi alla sua estinzione totale. Il filtro contribuisce anche a saturare i colori e ridurre la dominante azzurrina.Per restituire la grandiosità di questi paesaggi, via la mano dallo zoom: serve un campo di ripresa ampio. Bene una focale normale, ovvero una messa a fuoco automatica; meglio ancora quella grandangolare: ideale un obiettivo da 18 o 4 millimetri.
Le riprese di paesaggi richiedono l’uso del treppiede. Anche se il terreno è sconnesso, le gambe regolabili singolarmente aiutano a trovare il piano ideale. In alta montagna, magari dopo una salita faticosa, è probabile non avere la mano salda e impartire alla macchina dei tremolii.
Quando è meglio fotografare? Evitare le ore centrali della giornata: meglio una levataccia, comunque consona a una vacanza montana.
Non male anche la luce della sera. L’illuminazione laterale, dovuta al sole nascente o calante, esalta forme e volumi.

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