Tra i capisaldi librari imprescindibili per tutti gli amanti della fotografia, certamente si annovera Viaggio in Italia del celebre Luigi Ghirri. Un nome che non ha bisogno di presentazioni, reso iconico dalle sue prospettive uniche di paesaggi e luoghi remoti.
Pubblicata per la prima volta nel 1984, non è tuttavia così lontano che ci porta questa splendida raccolta visiva, dove vengono ripercorse le tappe più significative del viaggio del fotografo nel Bel Paese.
Viaggio in Italia di Luigi Ghirri
In occasione dei quarant’anni dalla sua prima edizione, Quodlibet ripubblica Viaggio in Italia. Curato da Luigi Ghirri, Gianni Leone, Enzo Velati, con testi di Arturo Carlo Quintavalle e Gianni Celati, la nuova edizione è la riproduzione della prima, pubblicata da Il Quadrante di Alessandria nel 1984.
Si sono conservati fedelmente tutti i dettagli dell’originale, adottando il design, l’impaginazione del testo e la sequenza delle immagini. La riproduzione delle fotografie è stata realizzata a partire dalla ridigitalizzazione dei negativi o delle stampe originali.
L’opera celebra il viaggio condotto dall’artista insieme a un nutrito gruppo di 20 fotografi, accomunati dalla capacità di rappresentare la realtà in modo anticonvezionale. I loro nomi appartengono alla storia: Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Gianantonio Battistella, Vincenzo Castella, Andrea Cavazzuti, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Vittore Fossati, Carlo Garzia, Guido Guidi, Shelley Hill, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Claude Nori, Umberto Sartorello, Mario Tinelli, Ernesto Tuliozi, Fulvio Ventura e Cuchi White.
Sebbene nel medesimo anno di prima pubblicazione venne inaugurata l’omonima mostra, fu proprio il libro a consolidare la fortuna critica internazionale. Tra le sue pagine, si respira una nuova concezione del territorio, visto nei suoi elementi quotidiani che rifuggono l’artificiosità da cartolina.
In apertura, un saggio di 48 pagine sulla genesi di Viaggio in Italia a cura di Matteo Balduzzi, Fabio De Chirico, Gabriella Guerci, Matteo Piccioni. Infine, anche una nota di Adele Ghirri, responsabile dell’Archivio Luigi Ghirri.