25 Febbraio 2020 di Redazione Redazione

La facciata delle cose, degli edifici, delle persone, è la più vista da tutti: più impegno e studio le vengono dedicati, più si radica l’idea che debba essere guardata da un preciso punto di vista.  Se però vogliamo essere più creativi, può valere la pena di sbirciare sul retro. Michael Freeman, fotografo britannico di viaggi, architettura e arte orientale, ci racconta la sua esperienza con l’adozione di questo punto di vista alternativo.

Portami in chiesa

Questo edificio di culto dedicato a San Francesco d’Assisi si trova a Ranchos de Taos, a nord di Santa Fe. Stavo fotografando per un libro sull’architettura e le costruzioni in adobe.  I mattoni di adobe sono fatti di terra cruda impastata e sono stati molto utilizzati per la costruzione di chiese delle missioni, protagoniste del mio libro. La facciata di un edificio è la sua presentazione e pochi penserebbero di fotografare una chiesa se non frontalmente. Tuttavia, una delle caratteristiche più particolari di questa chiesa è l’enorme contrafforte, che appare ancora più maestoso sul retro, perché sul retro non c’è altro. Si vede solo l’enorme massa di adobe grezzo. È il motivo per cui alla fine lo scatto si è guadagnato la copertina del libro: parla di adobe e nient’altro.

Chiesa in Adobe della missione di Ranchos de Taos

Chiesa in Adobe della missione di Ranchos de Taos © Michael Freeman


Vorrei poter dire che questa inquadratura è una mia idea, ma in realtà l’ho cercata dopo aver visto un’immagine in bianco e nero di Ansel Adams. La veduta non è la stessa, ma in comune hanno lo stesso tema di forme e texture. Curiosamente, la Route 68, la strada principale che viene da Española e Santa Fe, passa proprio sul retro della chiesa, quindi mi ha sorpreso che questo punto di vista non sia più fotografato.

La tecnica

Oltre allo scatto, che è poi diventato la copertina del libro, ho giocato un altro po’ con l’astrazione delle forme riprendendole in formato panoramico, tagliando addirittura il tetto. Andare dietro le cose per me è molto più che fare quattro passi sul retro del soggetto. Significa anche allontanarsi dal modo più prevedibile di riprenderlo, significa sperimentare. È un approccio che vale anche per altri soggetti: di recente ho visto la pubblicità di una gioielleria con una collana indossata sulla schiena dalla modella. La figura umana di spalle dà molta più enfasi a corpo e muscolatura di quanta ne ponga sulla personalità. C’era anche una pubblicità della Renault Megane che abbracciava l’idea accostando l’ampio bagagliaio dell’auto a fondoschiena sculettanti!

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