29 Dicembre 2017 di Redazione Redazione

Cunene, all’anagrafe Elena Zanotti, si è laureata in psicologia clinica e ora lavora presso una comunità, ma il suo interesse per le arti è cresciuto insieme lei a tal punto da portarla a partecipare a mostre in Italia e all’estero e collaborare con artigiani e giovani stilisti.
Sin da piccola ha sperimentato diverse tipologie di creatività: dal disegno alla pittura, dalla creazione di abiti e accessori alla digital art, studiando come autodidatta. I suoi strumenti? Una Canon, una tavoletta grafica, luci, fondale grigio e..Photoshop!
Elena, com’è iniziata la tua carriera?
Più o meno attorno al 2008 quando ho cominciato a “pasticciare” con Photoshop i primi autoscatti, firmandomi come Cunene. Usavo il software già da tempo per aggiungere colori ed effetti ai miei disegni. Sono autodidatta da molti anni e non possiedo grandi competenze tecniche. Ho conseguito la laurea in psicologia clinica e alvoro a tempo pieno in questo settore – difficile ma tanto bello e denso di emozioni speciali. Dopo aver finito l’università, nel tempo libero ho iniziato a fotografare le mie amiche e, dopo il 2012, ho trovato il giusto equilibrio tra fotografia e arte digitale, non limitandomi al fotoritocco base, ma aggiungendo elementi più grafici. Amo i ritratti e la maggior parte di essi hanno sempre come soggetto figure femminili.
Come crei le tue opere?

In generale trascorro molto tempo a osservare le immagini realizzate da altri digital artist, così come le opere di fotografi e pittori. Cerco di scoprire i particolari, i colori per imparare sempre qualcosa di nuovo. Rielaboro, miscelo, contamino lasciandomi ispirare persino dalla musica e dalla danza classica e contemporanea che studio da tanti anni. Dopo la fase di ispirazione e ideazione, pianifico lo shooting. Ho un taccuino disordinato su cui faccio schizzi abbozzati e prendo appunti dai quali cominciano a prendere forma diverse idee. Spesso il risultato finale degli scatti è molto diverso dalle idee iniziali. Poi c’è la fase che preferisco: l’elaborazione digitale in cui trovo tutta la libertà creativa che desidero e che mi dà modo di aggiun- gere significati, enfatizzare simbolismi e regalare allo scatto fotografico maggiore impatto.
Ti occupi personalmente dello styling delle tue modelle?
Io ho da sempre una vicinanza particolare con il mondo della moda e per i miei soggetti immagino e scelgo capi e accessori particolari. Sono affascinata dalla moda alternativa. Spesso creo personalmente l’intero outfit. Perònon sono una buona sarta e ho poca pazienza. Così i vestiti che taglio e cucio sono tutt’altro che perfetti, tanto poi li sistemo in post- produzione! Quando ne ho l’occasione collaboro anche con giovani designer. Maggiore attenzione la dedico alla realizzazione dei cappelli: da anni, infatti, mi piace creare copricapi di ispirazione vittoriana e gotica.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Cosa suggerisci a chi vuole muovere i primi passi nel digital imaging?
Sperimentare e cercare uno stile proprio, non smettere mai di nutrirsi di immagini, apprezzare senza invidia il lavoro altrui. Viaggiare con curiosità, visitare mostre, lasciarsi ispirare da ciòche piace. Soprattutto fare tanta ma tanta pratica con i propri strumenti preferiti. Sono piùdi quindici anni che utilizzo intensamente Photoshop eppure mi sembra ci sia ancora tantissimo da imparare.
L’intervista integrale la trovi sul numero 41 di Professional Photoshop ora in edicola oppure basta cliccare qui per la versione digitale.

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