Deborah Larocca: Orti urbani e orti sociali
«Esistono spazi rurali all’interno di alcune città che offrono attività occupazionali a diverse categorie di individui: pensionati, disoccupati, portatori di handicap e ragazzi in età scolare. In tali contesti, ho sviluppato questo progetto concentrandomi soprattutto sulle storie di persone anziane e di altri soggetti che prendono in affitto orti sociali comunali. La cosa che salta subito all’occhio è che tutte queste persone sono fiere del proprio lavoro. È indubbio il benessere psicofisico di chi si occupa dei terreni pubblici, perché oltre a consentire un passatempo per i pensionati, a offrire un aiuto manuale e psicologico per chi soffre,risultano uno stimolo al disoccupato per sentirsi utile in attività produttive. Gli orti urbani sono favorevoli spazi per socializzare e condividere la dedizione a una terra che attraverso il lavoro produce buoni frutti. La differenza fra orto sociale e orto urbano sta proprio nel concetto di funzione educativa, civica ed etica. Sono entrambi nelle città, dove i cittadini possono coltivare il proprio campo, ma l’orto sociale ha in più la funzione di aggregazione fra le persone, di agevolare un contatto non solo sul lato pratico e lavorativo, ma anche su quello della socializzazione. Perché ogni essere umano ha necessità di sentirsi utile, di collaborare, di esprimersi, soprattutto quando la vita ci porta di fronte a cambiamenti a cui non siamo preparati: la solitudine, l’andare in pensione, la disoccupazione e l’inoperosità»
Il tema che Deborah Larocca sviluppa tocca alcuni aspetti della sensibilità moderna che tenta di riavvicinarsi ai valori e alla bellezza delle cose semplici. In questa prospettiva, gli orti urbani e quelli sociali rappresentano un fenomeno molto diffuso nelle città italiane e testimoniano proprio questo bisogno dei cittadini di recuperare un ormai perduto rapporto con la natura – necessario soprattutto nelle grandi città e aree metropolitane.
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