L’avanzata dell’intelligenza artificiale sembra più inarrestabile che mai. Fra gli esempi più chiari di tale evoluzione c’è l’immagine del Papa generata al computer che ha fatto letteralmente il giro del mondo. Con strumenti come DALL-E e Midjourney, le immagini foto-realistiche possono essere create attraverso semplici comandi scritti. Un tale potere, offerto al pubblico senza particolari soglie all’ingresso, fa sollevare diversi dubbi rispetto alle possibili implicazioni sociali, legate ad esempio alla diffusione di fake news attraverso la rete.
Internet è diventato il luogo principale di informazione per moltissimi italiani. Se è vero che la quantità di informazioni a nostra disposizione non è mai stata così grande (di gran lunga superiore rispetto alla migliore delle biblioteche mondiali), una tale proliferazione ha inevitabilmente offerto il fianco alla mala informazione. Con l’affinarsi di questi strumenti e un potenziale allargamento della platea di utenti, vale la pena interrogarsi sulle conseguenze di questo fenomeno.
Disinformazione robotizzata
Una delle questioni prioritarie legate a un uso deviato delle immagini generate dall’IA è la diffusione di informazioni false. Con l’abilità di creare immagini realistiche, in grado di ingannare anche il più scettico degli osservatori, la rete potrebbe diventare terreno fertile per una pletora di immagini create ad arte per ingannare, in una sorta di galleria di “deepfake” fra contenuti fotografici e video.
Questi strumenti potrebbero essere utilizzati per diffondere false narrative, manipolare l’opinione pubblica e minare la fiducia verso i media, rendendo ancora più complesso distinguere il vero dal falso.
L’impatto sul mondo del lavoro
Altri dubbi sorgono poi in relazione alla possibile influenza sul lavoro di artisti, grafici e creativi in generale, in un mondo in cui le immagini generate dall’IA potrebbero rendere obsolete moltissime posizioni lavorative all’interno di contesti aziendali di ogni tipo. Questi tool potrebbero creare disoccupazione in campi come fotografia, illustrazione e design, letteralmente dall’oggi al domani.
Legge ed equilibrio
Non bisogna poi trascurare la questione legale, visto che la creazione robotizzata di immagini ispirate allo stile di uno specifico artista potrebbe violare il copyright. Le sfide dal punto di vista normativo sono molteplici, considerando ad esempio le difficoltà che potrebbero trovare gli artisti a proteggere le proprie opere e mantenere il controllo sulla loro diffusione.
Il tutto assume tinte ancora più fosche se si considera che, almeno attualmente, l’IA fatica a considerare con equilibrio i dataset forniti, potendo interpretare in maniera sbilanciata un prompt (il comando scritto tramite il quale gli utenti interagiscono con questa tecnologia), creando contenuti che potrebbero rafforzare stereotipi o perpetuare disinformazione.
Il lato positivo
Nonostante i legittimi dubbi appena esposti, non si possono negare i possibili benefici legati alla creazione di immagini generate dall’IA. Ad esempio, queste foto potrebbero essere usate per colmare vuoti all’interno di progetti creativi o essere fonte di ispirazione per nuove correnti artistiche. Le immagini generate dall’IA possono contribuire a ridurre i tempi e rendere più efficiente l’utilizzo delle risorse, consentendo agli artisti di concentrarsi di più sui compiti che richiedono maggiore creatività.
Se le immagini generate dall’IA diverranno ancora più comuni e realistiche, è importante che le aziende tecnologiche, i social e gli utenti lavorino di comune accordo per offrire risposte soddisfacenti ai quesiti più pressanti. Si potrebbero, ad esempio, sviluppare dispositivi in grado di rilevare e/o moderare contenuti generati dall’IA, stabilire linee guida chiare e condivise o addirittura normative sull’uso delle immagini “AI-generated”.
Ovviamente, si tratta di cambiamenti complessi che potrebbero richiedere molto tempo. Intanto, ogni lettore può iniziare a proteggersi continuando a informarsi o fare uso di strumenti per la cybersecurity. L’IA può essere utilizzata anche per diffondere malware e virus: con una VPN si aggiunge un ulteriore strato protettivo, cifrando i dati trasmessi in rete.
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