Sabato 5 ottobre inaugura presso la Fondazione Sabe per l’arte la mostra collettiva FOTOGRAFIA E FEMMINISMI. Storie e immagini dalla Collezione Donata Pizzi. Il percorso espositivo si snoda lungo le vite di fotografe storiche, ripercorrendo oltre cinquant’anni di cultura fotografica. Tra i grandi nomi esposti ricordiamo Liliana Barchiesi, Lisetta Carmi, Lucia Marcucci, Paola Mattioli e Tomaso Binga, affiancati dalle contemporanee Martina Della Valle, Giulia Iacolutti, Moira Ricci, Alessandra Spranzi e Alba Zari.
Dalla fotografia ai femminismi
Provenienti dalla Collezione Donata Pizzi, le opere esposte sono il ritratto dei cambiamenti avvenuti nella concezione della donna e dell’identità di genere. Offrono dunque un’istantanea del panorama italiano di un passato lontano, ma al contempo vicino. Tra gli intenti della mostra rientra il voler omaggiare il lavoro svolto da Donata Pizzi per la sua opera di ricerca e conservazione del patrimonio artistico femminile, pervenuto fino ai giorni nostri.

Il percorso espositivo si articola in quattro nuclei tematici: Album di famiglia, Identità di genere, Stereotipi e spazi domestici, Ruoli e censure sociali. Scene intime, storie di vita filtrate da una lente, reminiscenze di usi e costumi che furono, accostate ai risultati che i cambiamenti del secolo scorso hanno comportato. La mostra è così un invito alla riflessione su quello che si è ottenuto e su tutto ciò che si può e si deve ancora migliorare.
Fondata nel 2021, Fondazione Sabe per l’arte dal 2024 si occupa anche di fotografia e ospita la mostra curata da Federica Muzzarelli in collaborazione con il Gruppo di Ricerca FAF/Dipartimento delle Arti, Università di Bologna, all’interno del Progetto PRIN 2020 “La Fotografia Femminista Italiana”.
Info
Dal 5 ottobre al 15 dicembre 2024.
Inaugurazione: 5 ottobre, ore 11:00.
Luogo: Fondazione Sabe per l’arte, Via Giovanni Pascoli 31, Ravenna.
Orari: giovedì, venerdì, sabato e domenica, ore 16:00-19:00.
Ingresso libero.
Da ex studente dell’ateneo, interessato alla critica e ai linguaggi della fotografia, credevo che la professoressa Muzzarelli fosse una persona immanicata sì, ma con un minimo di cura per la propria faccia.
E invece: la mostra, mai termine fu più azzeccato e nell’etimo e nella declinazione, non vale il prezzo del biglietto (è gratuita). Vale ancor meno il tempo speso, il gasolio, e i 30 centesimi del parcheggio. Ribadendo che parlo della mostra in sé in quanto insieme, evito per penuria di vocabolario da strada di descrivere la gran parte delle grazie al Cielo poche “opere”.
La guida a un gruppo, mentre io e mia moglie ci si trovava lì, ha infine rincarato la dose con discorsi risibili e crociate degne della più celebre favola di Esopo.
Insomma, o un’ironia da barzelletta che non abbiamo capito, neanche la mia giovane moglie che ha trovato il tutto insignificante alla meglio, oppure tanto stomaco nel presentarla – non fegato, per quello avrebbero dovuto far pagare 20 euro a testa, garantendosi qualche accidente ma pure stima per un coraggio ormai raro.
Consigliata a: onanisti, congratulatori seriali, e chi ha bisogno di confidenza nelle proprie capacità.
Gentile Federico Valentini, riteniamo che ogni mostra offra la possibilità di confrontarsi con aspetti culturali, sociali e psicologici spesso altrimenti poco approfonditi, ed è per questo che ci impegniamo in una costante opera di divulgazione degli eventi a sfondo fotografico presenti su tutto il territorio italiano. Anche in questo caso, apprezziamo gli spunti di riflessione che lei ci ha fornito, in quanto anch’essi frutto di una visione ragionata, educata e personale.