19 Luglio 2019 di Vanessa Avatar

Hasselblad e i 50 anni sulla luna. Il 20 luglio 1969, ore 20:17 UTC: il modulo lunare Eagle con a bordo gli astronauti della missione Apollo 11, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, si posa sulla superficie della luna sulle rive del Mare della Tranquillità. Sei ore più tardi, alle 02:56 UTC del 21 luglio 1969, Armstrong mette piede per la prima volta sul suolo lunare scrivendo una delle pagine più importanti di quella corsa allo spazio iniziata nel 1957 con il lancio dello Sputnik 1, il primo satellite artificiale mandato in orbita intorno alla Terra. Una corsa che vide contrapporsi Stati Uniti e Unione Sovietica ma che, allo stesso tempo, seppe indirizzare il mondo intero verso un obiettivo comune, un’aspirazione comune. Migliaia le persone che, quella notte di luglio, seguirono la telecronaca dell’allunaggio: tra loro molti italiani che si unirono all’entusiasmo con cui il giornalista Tito Stagno diede l’annuncio dello sbarco di Armstrong: «Ha toccato! Ha toccato il suolo lunare!».

Neil Armstrong e Buzz Aldrin sulla Luna

La storica camminata dei due astronauti fu documentata, minuto dopo minuto, grazie alle migliori tecnologie disponibili all’epoca. Tra queste anche alcune fotocamere Hasselblad, azienda svedese fondata nel 1941, appositamente modificate per resistere alle alte temperature, alle vibrazioni e alla minore forza di gravità. La collaborazione tra la Hasselblad e la NASA era iniziata già nel 1962 – nel corso del programma Mercury – quando l’astronauta Walter “Wally” Schirra, che già possedeva una Hasselblad 500C, fece scoprire all’agenzia spaziale statunitense i pregi di queste fotocamere.
A toccare il suolo lunare, insieme ad Armstrong e Aldrin, fu una Hasselblad Data Camera (HDC) con obiettivo Zeiss Biogon 60mm f/5.6 e pellicola da 70mm. Questa fotocamera, come le altre utilizzate nello Spazio, era dotata di una lastra di vetro trasparente, chiamata Réseau plate, posizionata tra la pellicola e l’obiettivo, su cui sono incise alcune “crocette” nere che, allo scatto, venivano impresse sulla pellicola: perfettamente visibile nelle fotografie scattate dagli astronauti, il reticolo era utile per verificare eventuali modifiche o distorsioni operate alle immagini e per misurare le distanze angolari tra gli oggetti. All’interno del modulo lunare Eagle fu, invece, utilizzata una Hasselblad Electric Camera (HEC) con obiettivo Zeiss Planar 80mm f/2.8. Dopo aver scattato alcune delle foto più celebri dell’intera avventura spaziale, e dopo che le pellicole furono rimosse e messe in sicurezza, le fotocamere e tutti gli accessori furono abbandonati sulla luna, così da alleggerire i veivoli in vista del rientro sulla Terra. Tuttavia, l’epopea della Hasselblad nello Spazio era destinata a proseguire, con grande successo, a lungo.
 
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