di Francesca Orsi
Ad Agnone la mostra di Francesco Zizola Ignis custodes, che farà parte del terzo capitolo del suo progetto ongoing Hybris.
Il mondo della fotografia è portato a riconoscere con il nome di Francesco Zizola un fotoreporter pluripremiato, vincitore, nel 1997, del World Press Photo come “Photo of the Year”, con un’immagine che raccontava la tragedia delle mine antiuomo in Angola.
Da allora il lavoro e il pensiero fotografico di Zizola sono cambiati, evoluti in un concettualismo più spinto, dove le immagini assumono un valore come ricerca sul guardare, come nuovo modo di intendere la natura fotografica. Dal 2015, infatti, il fotografo è impegnato in un nuovo progetto ongoing che coglie il rapporto dell’uomo con la natura in quattro capitoli. Hybris si snoda secondo i quattro elementi naturali dell’acqua, aria, fuoco e terra, in un processo in cui l’interpretazione e l’evocazione sono al centro dell’opera.
Hybris e la scoperta degli elementi
I greci affidavano alla parola “hybris” la tendenza umana a non saper riconoscere i propri limiti, nello stesso modo l’uomo contemporaneo agisce nei confronti della natura, oltrepassando i propri limiti e generando gravi danni alla natura stessa e all’intera umanità. Da questo concetto nasce il titolo stesso del progetto di Zizola e su di esso Francesco ha lavorato per renderlo trasmissibile tramite le sue immagini.
Ma mentre prima, come fotoreporter, il suo racconto prendeva in prestito la sua materia prima dalla tangibilità del reale, descrivendone figurativamente le fattezze, nella sua nuova prospettiva di sguardo i soggetti delle immagini galleggiano in un manto astratto, manifestandosi come simboli e metafore di qualcosa di cosmico. Qualcosa che ha a che fare anche con le origini della fotografia, come pratica antica di luci e ombre.
Ad oggi Francesco ha fatto nascere Mare Omnis, capitolo sull’acqua, e Consequentia Mirabilis, sull’aria. In entrambi i progetti l’estetica straniante conduce lo sguardo dello spettatore oltre la superfice del visibile, del dato reale, per giocare con la sua immaginazione: nel primo caso, quello di Mare Omnis, Zizola fotografa, con un drone, le reti gettate in mare per la pesca con la tonnara, creando delle composizioni che riportano alla mente le costellazioni o incisioni antiche; nel secondo caso, Consequentia Mirabilis, sempre con la prospettiva a volo di uccello, coglie grandi massi di iceberg in Islanda, che potrebbero essere oggetti di design o anche meteoriti caduti sulla terra. Zizola usa l’ambiguità fotografica nel creare un immaginario fantastico che racconta di dinamiche che travalicano l’oggi, portando la sua estetica in una dimensione sospesa, atemporale.
Ignis custodes
In occasione della produzione e della riflessione sul capitolo del fuoco, Francesco Zizola ha collaborato con l’Associazione Il Cavaliere di San Biase APS, sfruttando l’opportunità di una residenza d’artista presso la città di Agnone, in provincia di Isernia. Agnone, infatti, è una terra le cui tradizioni e riti sono strettamente collegati all’elemento del fuoco. Qui prende vita una delle più grandi manifestazioni legate a questo elemento naturale, la ’Ndocciata, ed è attiva anche una delle più antiche fonderie al mondo, la Fonderia Marinelli.
Dal dialogo tra Francesco e la cultura del territorio ha visto la luce la mostra Ignis custodes, che andrà a far parte del terzo capito del progetto Hybris. L’esposizione sarà ospitata a Palazzo San Francesco, ad Agnone, dal 13 dicembre 2024 a settembre 2025, a cura dell’Associazione Il Cavaliere di San Biase APS.
Come nelle tappe precedenti, anche questa produzione si avvale della natura ambigua del linguaggio fotografico, creando un immaginario astratto, enigmatico. Ma, mentre le reti da pesca sembravano solchi grafici, scritte di un mondo antico, gli iceberg di Consequentia Mirabilis e gli oggetti infuocati di Ignis custodes si manifestano per la loro compattezza, per la loro naturale fisicità, anche se poi il loro significato più profondo va ad astrarsi, diventando metafora del rapporto tra l’uomo e la natura.
Inoltre, mentre nel primo e secondo capitolo il fotografo aveva trattato elementi legati alla percezione del freddo, non includendo, nell’immagine, la visibilità di tale percezione, nelle immagini prodotte ad Agnone il fuoco è reso percepibile anche nella sua veste sensoriale e rappresentativa, nella fotografia che coglie le fiammelle scoppiettanti e anche nei volti diabolici delle persone ritratte, i veri custodi dell’elemento del fuoco.
In Ignis custodes, infatti, Zizola evolve, ulteriormente, il suo processo creativo: oltre a quelli che potrebbero sembrare dei nuclei atomici, e sono invece dei formaggi lavorati con il fuoco da un caseificio della zona, compaiono anche le fattezze di volti di persone, letti dal fotografo con una luce cupa, drammatizzata. Anche in questo caso l’elemento dell’interpretazione appare come l’elemento guida del lavoro, anche se ci si trova davanti alla definizione del viso di un uomo, pronto a oltrepassare i propri limiti. Forse per questo motivo le luci e ombre che cadono su di lui, nelle immagini di Francesco Zizola, gli conferiscono un’aurea da carnefice.
L’esposizione è il risultato di un programma di residenze artistiche che l’Associazione ha attivato quest’anno in accordo e con il cofinanziamento del Comune di Agnone, della Regione Molise (FSC Fondo per lo Sviluppo e la Coesione), con il partenariato dell’Università degli Studi del Molise e il Centro di Ricerca BIOCULT, attraverso la collaborazione della prof.ssa Letizia Bindi, antropologa.
Info
Ignis custodes
Fotografie di Francesco Zizola.
A cura dell’Associazione Il Cavaliere di San Biase APS.
Dal 13 dicembre 2024 a settembre 2025.
Luogo: Palazzo San Francesco, via Beato Antonio Lucci, Agnone.
Orari: lunedì-giovedì, 9:00-13:00; venerdì-sabato, 9:00-18:00.