14 Aprile 2019 di Vanessa Avatar

Milano, anche se nessuno lo direbbe mai,  è una città piena di storia e presenta degli scorci davvero magnifici che un fotografo non può assolutamente perdersi.

Il faro: Sempre dritto lungo l’alzaia del Naviglio Grande sino a quando i vostri occhi incontreranno la Chiesa di San Cristoforo, considerata appunto il faro di Milano grazie al suo campanile ben visibile a chi arrivava dal Ticino  quando il Naviglio era ancora navigabile. 

I fenicotteri di Villa Invernizzi: Si tratta di uno degli scorsi più famosi dell’intera Città; i fenicotteri rosa che fanno da contorno al giardino di Villa Invernizzi si riescono a scorgere dalle inferriate che delimitano la proprietà. 

Il Duomo: Il Duomo merita una fotografia senza dubbio; ma non la classica fotografia bensì uno scatto dalle vetrate del Museo del 900:  l’opera di Lucio Fontana Neon, che sembra voler abbracciale il duomo, regala una vista e una sensazione imperdibile. 

Il palo bucato in Piazza della Repubblica: in Piazza della Repubblica, nell’area delle rotaie del tram è possibile notare un palo bucato; la struttura è stata danneggiata dalle schegge delle bombe che hanno devastato la Città durante la Seconda Guerra Mondiale ed è possibile e mai sistemato. 

Il ponte delle sirenette: si tratta di uno dei ponti che permettevano l’attraversamento del Naviglio in zona Visconti di Modrone, prima che i Navigli venissero interrati. Nel momento dell’interramento dei Navigli, il ponte è stato spostato all’interno di Parco Sempione: la leggenda vuole che toccare il seno di una delle sirenette porti fortuna.

Santa Maria presso San Satiro: Si tratta di una piccola chiesetta in cui il Bramante ha creato unfinto coro sfruttando la pittura prospettica. Significa che il muro dietro l’altare e grazie a un’illusione ottica si riesce a percepire uno spazio che in realtà non esiste.

Santuario di San Bernardino: Si tratta di una chiesa sorta nel 1127 con la funzione di Ospedale per i lebbrosi e di cimitero per chi moriva a causa di quella malattia. Negli anni successivi fu, però, costruita una camera annessa al santuario dove conservare le ossa dei defunti.  Nasce così l’ossario, le cui le pareti sono coperte interamente da ossa e teschi.  

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