20 Settembre 2019 di Giovanni Pelloso Avatar

John Rankin è un autore poliedrico, ha raccontato attraverso la narrazione visiva le mode e gli eccessi, le seduzioni e i desideri, offrendo a tutti noi il volto della società occidentale e catturando l’estetica di un’epoca. Giovanissimo, ha fondato Dazed & Confused, luogo di espressione e di ricerca dedicato alle tendenze e alle novità del mondo della moda molto amato da stilisti, designer, fotografi e scrittori. Celebre per i suoi ritratti, dalla regina Elisabetta a David Bowie, da Mikhail Gorbachev a Madonna, si è conquistato negli anni un ruolo di assoluto rilievo nel mondo della pubblicità e della comunicazione, dell’arte e della produzione video.

John Rankin  alla galleria 29 ARTS IN PROGRESS di Milano

Per prima volta in Italia, la galleria 29 ARTS IN PROGRESS di Milano presenta la personale di Rankin con una formula innovativa: nell’arco di quattro mesi il pubblico potrà assistere all’evoluzione di un progetto espositivo che muterà per ben tre volte in occasione degli eventi distintivi del calendario milanese come il Vogue Photo Festival, il Fashion Film Festival (entrambi a novembre) e la Milano Fashion Week di febbraio. Pensato dall’autore britannico in sintonia con i direttori artistici, questo appuntamento rappresenta uno dei più ambiziosi e complessi progetti mai concepiti in collaborazione con una galleria. Al pubblico è proposto un vero e proprio tour nell’archivio del fotografo con l’obiettivo di dare visibilità non solo ai suoi lavori più iconici, ma anche alle opere più concettuali, presentando così la contemporaneità dell’artista ad appassionati e collezionisti.
Con grande piacere abbiamo intervistato in esclusiva l’artista londinese, offrendo ai lettori de Il Fotografo un’occasione unica di conoscenza

Intervista a John Rankin  

Talento e tecnica sono gli unici elementi necessari per essere un valido fotografo? «Sicuramente sono le basi per esserlo. Ciononostante un grande fotografo deve possedere un qualcosa in più. Per un ritrattista è necessario avere una spiccata personalità e un’elevata capacità di entrare in contatto con le persone – senza si può comunque scattare una buona foto, ma non sarà quella che la gente ricorderà».
Cos’è per te una buona fotografia? «Una buona fotografia deve accompagnarti nel tempo dopo averla vista. Le foto hanno questa straordinaria capacità di toccarti. Prendi per esempio le immagini di Don McCullin. Lui ha saputo realizzare dei reportage di guerra che ricordano i dipinti di Caravaggio. Questa capacità di catturare un momento rende buona una fotografia».
Mentire e nascondere fanno parte dell’espressione fotografica? O dobbiamo riconoscerle, in primis , un carattere veritativo? «La fotografia può essere entrambe le cose. Non penso che sia necessaria una definizione univoca. Le immagini possono avere un forte impatto sul pubblico e sulle loro coscienze come per esempio quella di Julia Le Duc del padre e della figlia migranti annegati nel tentativo di raggiungere gli Stati Uniti. Questo è uno scatto che incarna l’importanza della fotografia nel dire la verità. Allo stesso tempo, però, è una forma d’arte con tutto l’artificio che ne deriva. Per me è fondamentale il messaggio piuttosto del mezzo. Puoi creare un’immagine costruita o puoi realizzare un semplice documentario, in entrambi i casi se è raccontata una storia vera, non importa come ci sei arrivato».
Un ritratto cosa dovrebbe rivelare della persona? «La personalità. Dovrebbe mostrare quella scintilla negli occhi del soggetto. Ciò che rende distintivo e unico il carattere di una persona».
Se Rankin fosse fotografato da Rankin cosa si dovrebbe attendere? «Mi fotografo spessissimo. Ho questa serie di lunga durata chiamata Me, Me, Me in cui creo immagini di me stesso che mostrano diverse parti della mia personalità – e talvolta solo per farmi incazzare –. C’è un’immagine chiamata Finally I have found true love dove ci sono due me che si baciano. È un modo per prendermi in giro per il fatto di essere stato piuttosto arrogante in passato, ma ne ho preso atto e ora non mi prendo troppo sul serio. Alla fine affronto i miei autoritratti allo stesso modo in cui affronto il ritratto di altre persone: desidero mostrare allo spettatore chi è veramente la persona che sta davanti alla mia macchina fotografica».
Il Novecento è stato descritto come il secolo delle immagini; questo nuovo secolo altro non è che un’accelerazione di quello appena trascorso. Ma l’immagine, in questo overload  comunicativo, rimarrà ancora capace di raccontare l’uomo e il suo rapporto con gli altri e con il mondo? «In questo momento stiamo attraversando una rivoluzione visiva. Un vero e proprio sovraccarico con milioni di fotografie scattate e condivise ogni giorno. Pur prendendo atto che molte non sono né ottime, né pregevoli, allo stesso tempo l’essere umano ha il compito del narratore e quindi ci saranno sempre delle voci capaci di colpire i nostri animi attraverso diversi punti di vista. Tutti noi desideriamo conoscere l’esperienza umana di altre persone e la democratizzazione della fotografia ci ha fornito un modo per vedere il mondo da differenti prospettive, che solo dieci anni fa non avrebbero mai avuto voce».
Che giudizio hai dei social media, riguardo alle immagini e al loro utilizzo? «Ho una relazione di amore/odio con i social media. Adoro il fatto che le persone siano sempre più connesse e, in verità, trovo divertente usare applicazioni come, per esempio, TikTok. Ma la mia grande preoccupazione riguardo queste app è che non sia messa in discussione l’etica che sta dietro le immagini postate. Negli ultimi venti anni le persone sono decisamente più istruite su come dovrebbero guardare la pubblicità e le riviste. Siamo ben informati sui trucchi del mestiere del commercio. Tuttavia, non stiamo usando queste abilità mentre scorriamo Instagram. Quello che si vede attraverso lo smartphone molto spesso non è la realtà. Queste immagini sono, il più delle volte, manipolazioni che nascondono un ventre di inganno e ansia».

L’intervista completa sul nuovo numero de Il Fotografo in edicola dal 20 Settembre e disponibile online cliccando qui 

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