Nell’ambito del format espositivo CAMERA DOPPIA, fino al 2 ottobre 2022 CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino ospita un doppio percorso espositivo che celebra il fotovivere di Ketty La Rocca e la rivoluzione dell’arte italiana degli anni Settanta.
Gli anni Settanta e le nuove forme di espressione
Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, l’Italia si trovava, come il resto dell’Europa, in una fase di rivoluzione sociale e culturale frutto delle proteste operaie e studentesche del 1968. In quel periodo, l’entusiasmo del boom economico aveva perso terreno rispetto a un presente offuscato dalle ombre delle discrepanze sociali, culminate in Italia negli scontri degli anni Settanta.
Tali fratture predisposero l’ambiente per nuove idee politiche che andarono ad alimentare le infuocate battaglie nelle strade delle nostre città con lo scopo di distruggere le fondamenta di una cultura dominante di stampo conservatore.

In questo contesto, gli artisti divennero portavoce di tale malessere e attivismo sociale, interpretando il fervore ideologico nelle loro opere. Questi, nella loro pratica, rinunciarono quasi totalmente all’esercizio di stile estetico per concentrarsi esclusivamente sul concetto.
Per rafforzare ancora di più l’onda d’urto dei loro messaggi scelsero nuove forme di espressione, come le performance, le installazioni e gli happening, nati dalle contaminazioni con il teatro, il cinema, la letteratura e la poesia.
Gli artisti scelsero dunque di uscire dalle gallerie e dai musei, considerati borghesi e simbolo di un conservatorismo elitario, per unirsi alla protesta nelle strade, nelle piazze, nei garage e nei parcheggi sotterranei in un incredibile intreccio con la realtà e la vita quotidiana, sia individuale che collettiva.

Tra i protagonisti di quegli implacabili anni troviamo i nomi che hanno segnato la storia dell’arte contemporanea occidentale: Michelangelo Pistoletto, Mario Merz e Alighiero Boetti. Ma anche Jannis Kounellis, Joseph Beuys, Hermann Nitsch e Marina Abramovic.
Ma se le nuove strade espressive portarono questi a rivelare la loro arte attraverso azioni immateriali, astratte e circoscritte in un breve lasso di tempo, i fotografi furono coloro che si presero carico di consegnare alla storia queste opere rivoluzionarie attraverso le loro testimonianze.
Una doppia esposizione a CAMERA
Per raccontare nella maniera più completa possibile il clima di un’epoca così tumultuosa tra sperimentazione, ricerca e invenzione di nuove forme artistiche, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino propone in contemporanea due esposizioni.
Da una parte è presentata al pubblico la collettiva dal titolo La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977, curata da Ludovico Pratesi. Dall’altra, il solo-show dedicato a Ketty La Rocca dal titolo Se io fotovivo. Opere 1967-1975 a cura di Raffaella Perna e Monica Poggi.
La collettiva disegna, dunque, un percorso dell’arte in Italia attraverso gli scatti dei fotografi Claudio Abate, Mimmo Jodice, Paolo Pellion e Paolo Mussat Sartor. In quegli anni furono loro a documentare eventi cruciali come le performance nelle gallerie Sperone e Tucci Russo a Torino, L’Attico a Roma e Lucio Amelio e Studio Morra a Napoli. Ma anche le leggendarie mostre internazionali come Arte povera più Azioni povere, Vitalità del Negativo e Contemporanea.
Ketty La Rocca: fotografia e parola
La personale dedicata a Ketty La Rocca indaga, invece, in particolare il rapporto fra fotografia e parola, fra gesto e linguaggio. Attraverso una rielaborazione di immagini iconiche, come quella che ritrae Che Guevara, o le cartoline dell’Archivio Alinari, La Rocca reinterpreta con la propria calligrafia la storia della fotografia del Novecento in una chiave personale.

Il mito del viaggio, esploso negli anni Sessanta in seguito al boom economico, è qui capovolto in chiave ironica con i cartelli stradali della performance Approdo, in una commistione fra arte e vita che caratterizza tutta la produzione di una delle principali figure dell’arte italiana del Novecento.