È trascorso poco più di un mese dall’anniversario della vicenda del Moby Prince, la più grande strage della marina civile italiana che, come molte storie del nostro passato più recente, restano avvolte da punti oscuri, correndo il rischio di essere dimenticate. Con The Passenger Ship, di Emanuele Camerini e Chiara Ruberti, il fotografo e la curatrice fanno riemergere la vicenda, attraverso una pubblicazione e una mostra. Il libro è edito da Rvm Hub e verrà presentato durante la mostra che inaugura oggi, presso la Fondazione Studio Marangoni Gallery di Firenze, realizzata in collaborazione con il Photolux Festival.
Le origini del progetto
Una grande terrazza che si affaccia sul mare, con un pavimento a scacchiera che ha spesso costituito un richiamo per fotografi, amanti della metafisica e non, è il luogo del primo ricordo che ha fatto scattare la molla a Chiara Ruberti, per dare inizio a questa ricerca. Era il 2021, qualche mese prima del trentesimo anniversario da quella notte del 10 aprile 1991, in cui a seguito della collisione tra il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo, scoppiò un devastante incendio a bordo della nave passeggeri, causando la morte di 140 persone tra i 141 passeggeri e membri dell’equipaggio presenti; una sola persona sopravvisse.
“Non ho un ricordo diretto della tragedia” racconta Chiara. “L’immagine del traghetto carbonizzato ormeggiato in banchina a Livorno è riaffiorata qualche anno fa, insieme ai ricordi di me bambina, che di fronte a quella stessa banchina, attendevo di imbarcarmi per la Sardegna, dove ero solita trascorrere le vacanze estive con la mia famiglia. Ne ho parlato con Emanuele, per capire se quella storia si potesse far riemergere, attraverso una narrazione fotografica”.

Una storia che negli anni è stata raccontata molto con le parole, ma assai poco con le immagini, con un’interpretazione fotografica dotata di senso e di sensibilità, tramite la quale cristallizzare un evento apparentemente lontano, il cui ricordo per molti è rimasto offuscato, proprio come la presunta nebbia di quella notte. In realtà, cominciando il lavoro, l’autore e la curatrice si sono resi conto di quanti contatti a loro vicini, fossero in qualche modo coinvolti nella vicenda e possiamo dire che, tramite la fotografia, questa storia è riemersa come quanto di più prossimo per entrambi. Sfogliando il libro è proprio questa la sensazione che si avverte, di essere coinvolti in ciò che vediamo.
The Passenger Ship, dentro il volume
La pubblicazione è una produzione molto particolare: la copertina blu rievoca l’immagine del mare; il risguardo ha lo stesso blu profondo e riporta i nomi delle 140 vittime. Sono scritti anch’essi con inchiostro blu leggermente più scuro e ci si deve avvicinare per leggerli correttamente, quasi a voler chiedere uno sforzo di attenzione, a volerci mettere in guardia dal rischio di dimenticare, tanto è profondo quell’abisso.
La ricerca non ha l’intenzione di riscrivere la storia, ma di ricomporre un puzzle fatto di tanti pezzi sparsi e frammentati, affinché ciò che è rimasto e che ancora per tanti versi rimane celato, sia percepibile, possa tonare a galla nella nostra reminiscenza e non finire nell’oblio.
“Inizialmente ero un pò scettico” – racconta Emanuele – “e ho iniziato ad osservare l’orizzonte del mare dalla rada di Livorno, che era il punto di osservazione da dove si poteva vedere quello che era successo quella sera. La sensazione è stata molto strana, perché quando sei sul lungomare della città, ti sembra quasi di poter toccare le navi in rada. Eppure la Moby Prince deve essere sembrata lontanissima, viste le ore trascorse in attesa dei soccorsi. C’era bisogno di documentarsi, di approfondire una lunghissima vicenda processuale, tre commissioni d’inchiesta parlamentare, le audizioni. Esisteva ed esiste un paesaggio marino, i punti di osservazione dei testimoni oculari, le persone, i familiari delle vittime”.
E così Chiara e Emanuele si imbarcano in un lungo viaggio a ritroso e di ricostruzione, tra reperti fatti di carta stampata, le notizie sulle prime pagine dei giornali, gli oggetti ritrovati, i video, le testimonianze, i ricordi di quella notte e i tanti misteri che ancora avvolgono una vicenda assai controversa.
La linea dell’orizzonte rimane un punto fisso, fermo e nel libro diventa un elemento portante del layout, a cura di Francesca Pignataro, che fa da spartiacque tra immagini e testi. Questi ultimi sono stati affidati a Emiliano Dominici, che firma il racconto di apertura, e a Emiliano Millefoglie che con il reportage narrativo Livorno ci vede con gli occhi – citazione dell’emblematica affermazione del comandante dell’Agip Abruzzo – ricostruisce l’intera vicenda e chiude la pubblicazione. Le sequenze di immagini sono intervallate da fitte e circostanziate didascalie, che ripercorrono le evoluzioni dell’intera vicenda, consentendo un approfondimento puntuale della storia processuale.
La rilegatura è molto particolare perché ricorda uno schedario o un faldone di documenti, da cui si può aggiungere e sottrarre, da cui si può ripartire per provare a rimettere insieme i diversi elementi. Personalmente ho svitato i bulloni argentati che tengono insieme le pagine con gli occhielli e ho avuto la sensazione che si ha quando si devono riordinare incartamenti, ricreare un ordine, aggiungere informazioni che erano rimaste disperse. Un’operazione pragmatica e allo stesso tempo concettuale.
Valorizzare il ricordo
“The Passenger Ship… The Passenger Ship” è ciò che si sente alle 22.20 provenire dal canale usato per le emergenze in mare, quella notte in registrazione continua per un progetto sperimentale in corso presso la stazione radio di Livorno. Dopo questa comunicazione, dalla Moby Prince partì una chiamata di emergenza alla quale nessuno diede risposta.
Questa registrazione di cui nessuno, fino a qualche tempo fa, era a conoscenza e che oggi è consultabile liberamente, rappresenta per Emanuele “un ingresso nella storia incredibile”, di cui le sue fotografie costituiscono insieme un’evocazione e una volontà, condivisa con Chiara, di contribuire ad una maggiore consapevolezza sulla vicenda.

Ai ritratti dei familiari delle vittime sono sovrapposte sottili veline con dei paesaggi, che rappresentano i diversi punti di osservazione da cui i testimoni oculari hanno visto per l’ultima volta la Moby Prince. Un ultimo punto di contatto visivo ideale con le persone ancora vive. Seguono le immagini delle prime pagine dei giornali, private delle fotografie originali e riportate con una sovrapposizione delle fotografie realizzate dall’autore, a simboleggiare un vuoto della narrazione mediatica immediatamente successiva all’evento. Si susseguono i frame della partita di calcio Barcellona-Juventus disputata quella notte, quelli del video di un armatore che immortalano i cinque minuti conseguenti la collisione, i faldoni dei processi, gli still life dei reperti ritrovati, l’interno della torre di controllo del Porto di Livorno, la sedia vuota del tribunale di Livorno a testimoniare il silenzio, il non detto, le verità nascoste dietro questa storia.
La ricerca della verità
E poi c’è il mare, blu, profondo dove collochi le persone e da dove riemerge questa storia, non solo come ricordo offuscato di ciò che accadde quella notte, ma come invito a conoscerne le evoluzioni controverse che si sono verificate negli anni successivi, alla ricerca della verità, di cui si necessita per elaborare lutti individuali, per ottenere una giustizia che non riguarda le singole persone, ma che coinvolge l’intera collettività.
Attualmente questa vicenda è considerata ancora un incidente e non una strage, come invece sostenuto da una nuova commissione parlamentare d’inchiesta nata nel 2023, che continua a perseguire questo obiettivo e che, in una delle ultime audizioni tenutasi ad aprile di quest’anno, ha voluto ricordare il sostegno di Angelo Chessa, figlio del comandante della Moby Prince.
Angelo Chessa, scomparso nel 2022, come ricordano gli autori: “è stato il primo ad essere contattato durante la nostra ricerca e a cui abbiamo voluto dedicare il libro” ed è il primo ritratto che compare nella foliazione.
Un percorso intenso, cui vale la pena partecipare, per assumere consapevolezza delle tante contraddizioni che hanno caratterizzato una vicenda, parte importante della nostra storia e della nostra memoria.
Info
Dal 15 maggio al 9 settembre 2025.
Emanuele Camerini, Chiara Ruberti, The Passenger Ship
Luogo: FSM Gallery, via S. Zanobi 19r, Firenze.
Caratteristiche Pubblicazione
Editore: Rvm Hub
Fotografie: Emanuele Camerini
Testi: Emiliano Dominici, Valerio Millefoglie
Curatela: Chiara Ruberti
Art Direction e progetto grafico: Francesca Pignataro